Come si diventa capi, re…? Per diritto di nascita? O per meriti magari, così com’è toccato a Buliwyf, capo di una colonia normanna, che sin dalla sua “incoronazione” a re – non alla maniera di re Artù dove si veniva proclamati, ma invece a suon di spada – si attribuiva il diritto al comando, squarciando letteralmente il suo antagonista!
Re e normanno. Una vita quindi votata al coraggio, ma anche a un credo religioso (magari sconosciuto ai più), che lo portava a essere attento osservatore di quello che gli dei a lui e ai suoi avi avevano insegnato. Lui che per primo porta in spalla il vecchio re nella cerimonia di addio e nell’immediata sua “incoronazione”.
Il primo uomo
In prima linea su tutto e tutti, come nella chiamata della vecchia indovina. Lui il primo uomo, “the first man“, silente ma attento osservatore, curioso di come il giovane Ahmed Ibn Fadlan Ibn Al Abbas Ibn Rashid Ibn Hamad (Eban) fosse riuscito a imparare la lingua normanna. Ciò lo porta ad apprendere la scrittura araba… a “disegnare i suoni e a riportarli alla vita”.
Non era certamente alla ricerca di denari. Non un trono di diamanti il suo ma di valore, onore e coraggio. Non furono ricchezze quelle che lo spinsero a recarsi al nord a prestare aiuto al vecchio re Hrothgar , ma la sua devozione al significato della parola “normanno”!
L’ultima battaglia di un valoroso guerriero
A lui e solo a lui il compito di affrontare e uccidere la madre dei Wendol prima (che gli costerà la vita) e il capo dai lunghi corni dopo. Ormai a pochi passi dal Valhalla in una battaglia, l’ultima che – ormai segnata dal veleno che gli scorre dentro – riesce a vincere.
Lui e solo lui, Buliwyf, figlio di Hygelac, che pur senza un trono né un regno morirà da “uomo ricco” poiché ci sarà chi “disegnerà le gesta della sua vita affinché venga ricordato” e della sua morte, forse ancora più gloriosa.
Ormai moribondo, intonando la preghiera normanna e innalzando al cielo la spada, affronta la sua ultima battaglia, e di certo la più grande, che lo proclama definitivamente valoroso guerriero.
Alla fine lui stesso si pone su un “trono” cinto non di allori, ma di ammirazione e compianto per colui che ha da sempre vissuto ed è morto da normanno… Ora finalmente “può prendere posto tra i suoi parenti defunti nella sala del Valhalla, dove l`impavido può vivere per sempre”.
Così si conclude Il 13° guerriero, film diretto nel 1999 da John McTiernan.