Titolo originale: Il primo re
Regia: Matteo Rovere
Cast: Alessandro Borghi, Alessio Lapice, Tania Garribba
Musiche: Andrea Farri
Produzione: Italia 2019
Genere: Epico
Durata: 127 minuti
Regia:
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Sceneggiatura:
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Giudizio:
Trama
Nel 753 a.C. i fratelli Romolo (Alessio Lapice) e Remo (Alessandro Borghi) vengono fatti prigionieri e resi schiavi. I due, però, si ribellano e insieme a un manipolo di altri uomini trucidano i loro vessatori rapendo la sacerdotessa Satnei (Tania Garribba). Il gruppo, capeggiato da Remo, si mette in viaggio fra boschi e paludi desolate prendendo il controllo di villaggi e unendo tribù sparse nel Lazio. Remo si autoproclama re, ma l’ebbrezza del potere gli metterà contro gli dei, che indicheranno Romolo quale fondatore della gloriosa Roma.
Recensione
“Con ‘Il primo re’ ho fatto il film che avrei voluto vedere“. Così Matteo Rovere qualifica la sua pellicola che racconta niente meno che le vicissitudini preliminari alla mitica fondazione di Roma nel 753 a.C. La storia diventa leggenda o… la leggenda diventa storia?
Da qualunque prospettiva la si veda, l’opera è un concentrato di epica brutalità, resa fedele dei tempi antichi e tanta, tanta atmosfera confezionata ad arte dall’acume fotografico di Daniele Ciprì, che si conferma un maestro nella tecnica, specialmente in considerazione del fatto che la sua fotografia ha sfruttato unicamente la luce naturale riprodotta nel formato anamorfico.
Quel che soprattutto fa piacere, Il primo re è un film orgogliosamente Made in Italy, un kolossal che misconosce la talvolta esagerata spettacolarità del filone hollywoodiano assicurando tuttavia un accumulo di adrenalina e fascino davvero sorprendenti. Nella sua narrativa lentezza e nell’essenziale arcaismo scenico, il prodotto cinematografico tricolore punta sulla cura dettagliata dei particolari rivisitando la vicenda alla base della creazione del più efficiente impero mai visto.
E’ pur vero che Rovere non disdegna spunti che attingono esplicitamente all’escatologia visionaria di cult d’oltreoceano, si prenda ad esempio 300 (come non cogliere la similitudine fra la scena in cui un giovanissimo Leonida prende a pugni un suo coetaneo durante la prima formazione militare spartana e la sequenza della lotta fra Arant e un impaurito avversario) ma anche The Revenant in relazione alle ambientazioni, che ne Il primo re si mostrano cruciali come il mutare del clima, il freddo che entra nelle ossa dello spettatore o il calore delle pire scoppiettanti, la fioca luce, la nebbia fra gli alberi e il buio della notte più cupa.
Rovere valorizza in maniera quasi esasperata un paesaggio (quello del Bosco del Foglino e degli hinterland di Nettuno, Viterbo e Manziana) completamente a sua disposizione, che depone a favore delle concitate riprese comunque mai scomposte, sempre ragionate, ordinate, disciplinate e assecondanti una furia barbara. Le vedute aeree dei campi e dei villaggi si avvalgono del volo dei droni, spesso abusandone e ibridando così parte della regia, a ogni modo apprezzabilissima.
L’altro aspetto immersivo concerne l’uso esclusivo della lingua protolatina, il cui effetto di catapultare il pubblico in un tempo senza riferimenti moderni collima con quello ottenuto da Mel Gibson con l’eccellente La passione di Cristo, recitato in aramaico e latino.
Il primo re non ha un valore realmente esplicativo, interpreta invece la leggenda senza caricare Romolo e Remo di troppe responsabilità, collocandoli in uno sfondo nel quale ombre e spiragli plasmano destini facendo leva sulle debolezze dell’uomo, sulla sua primordialità e capacità di adattamento in un docile equilibrio fra istinto e coscienza, ponderazione e violenza.
Ancor più truci risultano essere le leggi che misteriosamente paiono governare la sfera divina, il deus ex machina che sancisce l’inattesa fine di Remo, una sorta di vendetta per l’atteggiamento dissacratorio e il rifiuto del fato. Insomma, Il primo re è il cinema italiano che torna a fare la voce grossa, a sfidare l’ammiraglia statunitense, ad affermare i valori portanti della sua storia.
Curiosità
Il film ha richiesto circa tre mesi di riprese e una lunga fase di post produzione pur centellinando gli effetti speciali visivi.
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