il predator evoluto
- Fantascienza, Recensioni

The Predator

locandina the predatorTitolo originale: The Predator

Regia: Shane Black

Sceneggiatura: Shane Black e Fred Dekker

Cast: Olivia Munn, Boyd Holbrook, Thomas Jane

Musiche: Henry Jackman

Produzione: USA 2018

Genere: Fantascienza

Durata: 107 minuti

logo 20th century fox   Trailer

 

scena laboratorio the predator  soldato Quinn McKenna  il predator evoluto

 

Regia: 

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Trama

Impegnati in caccie interstellari, alcuni predator vengono attirati sulla Terra da un dispositivo alieno inconsapevolmente azionato da un bambino. La madre (Olivia Munn) è una scienziata ingaggiata da un laboratorio segreto per far luce sul ritrovamento di uno dei predatori.

La donna si ritrova insieme a un gruppo di soldati sui generis nel bel mezzo di una lotta per la supremazia della razza, combattuta da micidiali guerrieri extraterrestri genericamente modificati, nettamente più forti e intelligenti rispetto ai loro simili comparsi nella giungla dell’America Centrale e a Los Angeles molti anni prima.

Recensione

Nel 1987 sbarcò nelle sale il primo indimenticabile Predator diretto da John McTiernan, poi tre anni dopo venne il tempo del sequel realizzato da Stephen Hopkins e nel 2010 Nimrod Antal si prese la briga di rinverdire la saga chiudendo la trilogia in ottica meramente commerciale.

Se però quel capitolo poteva ancora avere un qualche senso compiuto, The Predator risulta essere veramente un’operazione di marketing cinematografico scriteriato e ai limiti del vergognoso, incompiuto, stanco e irrispettoso nei confronti dei predecessori.

Ciò è ancor più sensazionale se si attribuisce la sua regia a Shane Black, uno che il franchise l’ha vissuto da vicino facendo parte del cast dell’originale spartiacque insieme ad Arnold Schwarzenegger e Carl Weathers.

La maggior colpa dell’ex attore risiede nell’aver messo mano a una sceneggiatura totalmente inconcludente, piegata alla futile ironia dei personaggi e a un improbabile upgrade della razza aliena sulla quale per decenni si è fantasticato mantenendone positiva memoria.

La saga aveva mostrato chiari segni di cedimento con Predators, quindi la domanda sorge spontanea: Perché realizzare l’ennesimo capitolo prostrato esclusivamente alla logica della facile monetizzazione? Quasi si rimpiangono i due crossover del 2004 e del 2007 (quest’ultimo semplicemente orrendo), finalizzati a confezionare il fatidico incontro fra gli Alien e i Predator, anch’esso un triste progetto botteghino.

Black decide ora di snaturare forma e intenzioni dell’imponente creatura extraterrestre creando una puerile estensione da videogame, quella che nella tag line viene chiamata “evoluzione”, uno specchietto per le allodole direbbe qualcuno.

Ebbene, il film cresce e si sviluppa intensificando ritmo e azione ma finisce con lo sguazzare nella più nera vacuità mancando un vero innesco, un motivo che giustifichi veramente gli accadimenti che altro non sono che uno sbrodolamento di scene gravemente afone.

Alla pellicola manca in primis un protagonista carismatico, parte già orfana di una qualche epica sostanza e inizia esattamente come finisce, nell’amara delusione di un nulla di fatto. Si esce così dalla sala domandandosi se si tratta di uno scherzo o di un clamoroso svarione. In entrambi i casi conviene soltanto guardare oltre, nella speranza che il film non generi esaltati accoliti.

Curiosità

rick hawkins

 

Nel primo capitolo della saga, Shane Black appariva nel ruolo del soldato Rick Hawkins

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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