Titolo originale: Arrival
Regia: Denis Villeneuve
Cast: Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker
Musiche: Jóhann Jóhannsson
Produzione: USA 2016
Genere: Fantascienza
Durata: 116 minuti
Miglior montaggio sonoro
Premio Arca CinemaGiovani, Future Film Festival Digital Award
Regia:
Interpretazione:
Sceneggiatura:
Musica:
Giudizio:
Trama
In ben 12 luoghi della Terra appaiono altrettanti monoliti alieni e l’umanità s’interroga sulle reali intenzioni dei visitatori. Il Pentagono, nella persona del colonnello Weber (Forest Whitaker), chiama in causa l’esperta linguista e docente universitaria Louise Banks (Amy Adams), il cui compito è quello di stabilire un contatto con i misteriosi extraterrestri e comprendere le reali motivazioni del loro avvento prima che le forze militari del pianeta si mettano sul pericoloso piede di guerra. La affianca nell’impresa il fisico teorico Ian Donnelly (Jeremy Renner).
Recensione
La fantascienza che tratta specificamente la materia aliena è in sostanza un genere in cui gli schemi decidono il più delle volte lo scontro fra due grandi fazioni generante l’azione spettacolarizzata. L’industria cinematografica hollywoodiana, in special modo, ci ha abituati al ridondante tema fin dai tempi de La guerra dei mondi (Byron Haskin, 1953), arrivando al furoreggiante Independence Day (Roland Emmerich, 1996).
Per fortuna qualche bella sfumatura scevra di assoluti è giunta dalla riflessione di grandi maestri della Settima Arte come Steven Spielberg (Incontri ravvicinati del terzo tipo, 1977), Robert Zemeckis (Contact, 1997) e Christopher Nolan (Interstellar, 2014), senza però dimenticare qualche interessante punto di vista offerto da esponenti del cinema europeo come Mario Gariazzo (Fratello dello Spazio, 1988).
Fuor da ogni pericolo di inflazione, Arrival di Denis Villeneuve rifugge ogni messinscena stereotipata e rivaluta le modalità di scrittura sci-fi alla base della conseguente opera in celluloide, interconnettendo concetti cari alla filosofia e alla propedeutica introspettiva mai troppo distanti, tuttavia, dal sentimento che anima l’essere umano.
Il bisogno di comunicare è quindi un punto nevralgico nella logica filmica espressa dal duo di sceneggiatori Heisserer–Chiang, ma non rappresenta il solo e unico perno narrativo di una storia la cui sensibilità colpisce rendendo tutto estremamente naturale nonostante l’adeguata lentezza del girato fomentata da un docile montaggio.
Niente eccessi, ancor meno fuochi d’artificio, laser, navicelle e quant’altro possa far danno all’interno di una parabola nelle cui vene vibranti scorre ponderato romanticismo miscelato al palpitante anelito poetico: Arrival è la catarsi del genere, il film sugli alieni che finalmente consegna l’arma migliore nell’atavico e ideale panorama dello spazio, la cooperazione tra mondi e razze diverse, ma altresì fra potenze di uno stesso nucleo abitativo.
Nella scatola di cristallo dove il dubbio serpeggia, le paure si fanno pressanti e l’interrogativo incombe alludendo al vorace sapere, si muove la protagonista interpretata da Amy Adams: è lei l’anello di congiunzione che tiene unita la catena d’aria allo spago di seta camminando su una corda in bilico fra guerra e pace, alleanza e discordanza.
E’ un bel ritratto quello di Villeneuve, e una volta tanto la violenza resta fuori dalla porta per lasciare spazio al desiderio di convivenza fra popoli ed etnie, possibile anche a migliaia, milioni di anni luce. La meccanica del linguaggio si rivela una potente e paradigmatica chiave di lettura affrontata con riconosciuta destrezza dal regista e il dramma un fattore determinante ai fini del racconto.
Curiosità
Il film si basa sul racconto “Storia della tua vita”, inserito nell’antologia “Storie della tua vita” di Ted Chiang.
Una chiave di lettura davvero molto interessante. Tra i vari film di fantascienza privi di una lotta tra razze, riporto anche “Cocoon – L’energia dell’universo” di Ron Howard.
Gentile Francesco,
grazie mille del tuo apprezzamento. Fa piacere che ci siano lettori propositivi, in grado di offrire nuovi spunti di riflessione e suggerimenti. “Cocoon – L’energia dell’universo” rappresenta una pietra miliare della sci-fi anni ’80 e il suo sequel, seppur con meno novità, ha saputo rinfrescare l’interesse nei confronti della materia trattata, ovvero il contatto fra entità viventi di mondi diversi ma anche fra generazioni.
Un caro saluto!
Dott. Samuele Pasquino
Direttore responsabile Recencinema.it