Titolo originale: Brawl in cell block 99
Regia e sceneggiatura: S. Craig Zahler
Cast: Vince Vaughn, Jennifer Carpenter, Don Johnson
Musiche: S. Craig Zahler
Produzione: USA 2017
Genere: Azione
Durata: 132 minuti
Regia:
Interpretazione:
Sceneggiatura:
Musica:
Giudizio:
Trama
Bradley Thomas (Vince Vaughn) è un ex pugile spiantato e in piena crisi coniugale. Per recuperare il matrimonio e assicurare alla famiglia un futuro agiato, l’uomo accetta di fare da corriere a un boss della droga suo amico. Pieno di soldi e con un bambino in arrivo, Thomas rimette in sesto la sua vita finché una consegna finisce nel sangue.
Uno spacciatore messicano cade in uno scontro a fuoco con la polizia, mentre Bradley viene arrestato e condannato a 7 anni di reclusione. Il vero incubo inizia quando il neo detenuto apprende che la moglie è stata rapita e prossima a essere torturata.
Scatta il ricatto da parte del cartello: Thomas dovrà riuscire a farsi trasferire in una prigione di massima sicurezza e uccidere un carcerato rinchiuso nel famigerato Blocco 99. A quel punto sia le guardie che la feccia del carcere cadranno sotto i colpi dell’implacabile montagna umana, deciso a salvare la vita alla consorte e al figlio che la donna porta in grembo.
Recensione
Un Vince Vaughn di questa caratura attoriale e nei panni di un personaggio così risoluto non lo si vedeva dai tempi di Unico testimone (Harold Becker, 2001). Da allora in sedici anni tante commedie ma niente di particolarmente incisivo, nessun copione di spessore nè grandi produzioni.
Brawl in cell block 99 potrebbe essere il vero punto di svolta per Vaughn, assolutamente convincente e devastante in un ruolo granitico, quasi soprannaturale, inesorabile e inamovibile. S. Craig Zahler può sfruttare a piene mani l’imponente fisicità dell’attore catapultandolo in uno spettacolo grandguignolesco brutale ed estremamente violento, come d’altronde dovrebbe di norma essere un prison movie.
Solo che in questo caso si va oltre toccando le accentuate corde del sottogenere exploitation, di cui sono espliciti fautori cineasti amatissimi del calibro di Quentin Tarantino, Robert Rodriguez ed Eli Roth, derivando verso Nicolas Winding Refn, l’ultimo discepolo dall’eleganza innata.
Di questa speciale congrega fa parte Zahler, che nel 2015 aveva scritto e diretto lo spiazzante Bone Tomahawk, anticamera di preparazione della sua opera carceraria. La pellicola evolve continuamente riprogrammando situazioni portate sempre più al limite, in progressione costante fino a raggiungere massimali di crudismo scenico mai troppo contraffatti, ma piuttosto vicini alla realistica rappresentazione.
Esilissimo il carico di FX perché tutto si gioca sul livello di corpi che si scontrano, impattano sul protagonista e finiscono distrutti dalla potenza eccezionale di un energumeno sui generis. Vaughn, alto quasi due metri (1,96 m per l’esattezza), fa valere la propria prestanza subissando chiunque gli si stagli davanti.
Brawl Thomas è una fiera silenziosa e mai esitante, che sa quanto incassare, dove e quando colpire. Intorno a lui la prigione si contrae nel tentativo vano di piegarlo fisicamente e psicologicamente, mettendo in atto ogni possibile inganno, torture umanamente depauperanti e pesanti ricatti.
Niente da fare: assistiamo a un colosso che avanza e abbatte, poiché al di là degli ostacoli di carne c’è il suo obiettivo in grado di dirla lunga riguardo la personale integrità di cui è geloso custode.
Linguaggi e registri di scena sanno bilanciare la tensione cambiando spesso e volentieri, cosicché una sottesa ironia mitiga sequenze a tratti assai poco sostenibili (ecco spiegato il Rating 18 per l’accesso alla visione), dietro alle quali si percepisce la mano artigiana.
Don Johnson si conferma macchietta simil teatrale dopo le tattiche comparsate in Machete di Rodriguez e Tarantino’s Django Unchained. Finale concentrico da proscenio nero.
Curiosità
In Italia il film è stato distribuito in direct to video.