Titolo originale: Buio
Regia: Emanuela Rossi
Sceneggiatura: Emanuela Rossi, Claudio Corbucci
Cast: Denise Tantucci, Gaia Bocci, Olimpia Tosatto, Valerio Binasco
Musiche: Corrado Carosio e Pierangelo Fornaro
Produzione: Italia 2019
Genere: Drammatico
Durata: 98 minuti
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Giudizio:
Trama
La vita della diciassettenne Stella (Denise Tantucci) e delle sorelle minori Luce (Gaia Bocci) e Aria (Olimpia Tosatto) è scandita dal lento passare dei giorni, ognuno dei quali prevede precise attività e doveri. Ogni sera alle 19 attendono il rientro del padre (Valerio Binasco), che procaccia per loro cibo affrontando la desolazione post-apocalittica.
Le ragazze restano confinate nell’isolata casa di famiglia, ma si rendono presto conto che i veri pericoli si nascondono proprio all’interno della dimora, in balia di un genitore iracondo e del ricordo di una madre che sembra averle abbandonate.
Recensione
Il lungometraggio d’esordio di Emanuela Rossi, da lei stessa scritto con la collaborazione di Claudio Corbucci (produttore della pellicola) e la consulenza di Antonio Carloni, sale sulla rampa di lancio con un pedigree di tutto rispetto, essendosi guadagnato il Premio Raffaella Fioretta per il Cinema Italiano ad Alice nella Città 2019 nonché il Prix des Lycéens al Festival Univerciné Italien di Nantes 2020.
Prodotto da Courier Film con la produzione esecutiva della Rebibis Film e il sostegno della Film Commission Torino Piemonte, Buio appartiene a quella lunga fila di opere riferibili a un cinema indipendente che ha bisogno di una ciclica riscoperta per trovare definitiva affermazione.
La Rossi recupera tutti quegli elementi affiorati dalla pregressa esperienza nella direzione di cortometraggi e, soprattutto, della serie tv Non uccidere. Ne deriva un desiderio incontrollabile di scrollarsi di dosso l’etichetta di genere, sicché Buio, inizialmente marchiato come thriller apocalittico, opera un sostanziale sconfinamento nel dramma, nella fantascienza e, seppur vagamente, nell’horror.
La ricerca di una commistione spiega in vero una complessità narrativa proveniente dall’intento di offrire una chiara impronta autobiografica, ma guai a parlare di biopic. La reminiscenza adolescenziale si applica a scene particolari rimandabili al sottile fanatismo religioso, alla paura del mondo fuori, contaminato dall’eresia della società che evolve senza più valori e, dunque, punibile con un giudizio universale che ha il sapore della catarsi.
Il concetto di purezza è incarnato dalle tre protagoniste Stella, Luce e Aria, imprigionate in un incubo di solitudine ed emarginazione, protette morbosamente da un padre che ogni sera legge loro il Libro dell’Apocalisse esercitando una continua pressione di stampo biblico.
È in primis un film sulla quarantena (descritta però con colori tenui, consolatori e salvifici, conferiti dal direttore della fotografia Marco Graziaplena), su un modo criptico ed esasperato di concepirla. Facile oggi relazionarla all’attualità falcidiata dalla pandemia del Covid-19, individuando un sottofondo di frustrazione e timore per l’incerto futuro.
Di Buio rimangono impressi nella mente i momenti cardine della claustrofobica narrazione: lo spiazzante nudo d’apertura della stupenda Denise Tantucci (Braccialetti rossi 2-3, Fuoriclasse 3, Ma tu di che segno 6?), i balli padre-figlia sulle note di Reality di Richard Sanderson e gli ossessivi sguardi in camera di Stella, quasi a voler chiedere aiuto allo spettatore con il quale non è possibile interagire.
L’opera di Emanuela Rossi vuole indubbiamente accentuare il fragile universo femminile, l’età del cambiamento fisico, l’equilibrio che si instaura in una famiglia senza rassicuranti orientamenti, dentro e fuori una dimensione dominata dal maschilismo più ingombrante, inaccessibile alle donne.
Curiosità
Le illustrazioni dei vari capitoli sono realizzate da Nicoletta Ceccoli.