Titolo originale: Les Vieux Fourneaux
Regia e sceneggiatura: Christophe Duthuron
Cast: Pierre Richard, Eddy Mitchell e Roland Giraud
Musiche: Christophe Duthuron, Yannick Hugnet
Produzione: Francia 2018
Genere: Commedia
Durata: 87 minuti
Regia:
Interpretazione:
Sceneggiatura:
Musica:
Giudizio:
Trama
Tre amici di vecchia data, Antoine (Roland Giraud), Memile (Eddy Mitchell) e Pierrot (Pierre Richard), si ritrovano ad anni di distanza dalle loro lotte sindacali del paesino francese Tarn al funerale della moglie del primo, Luciette. Ben presto, peró, la riunione si trasforma in una rocambolesca riscoperta del passato in compagnia della nipote di Antoine, Sophie (Alice Pol), e dell’ex proprietario del coloro farmaceutico Garand Servier.
Recensione
Passato e presente creano una miscela frizzante, ma allo stesso tempo malinconica, nelle mani di Christophe Duthuron. Il regista francese orchestra infatti abilmente le storie e le personalità dei tre protagonisti di Fuga da Villa Arzilla.
Ci sono il sindacalista Antoine, vedovo che vuole vendicare un antico tradimento per superare la morte della moglie, e poi Pierrot, anarchico attempato che vive malinconicamente la sua lotta contro le banche, le autostrade e il sistema, e, infine, Memile, giramondo tatuato con una ferita romantica.
Loro costituiscono la vecchia guardia, i paladini di Tarn, da bambini del dopoguerra antinazisti a sindacalisti e giocatori di rugby agguerriti, sino a protettori dei segreti del passato. A rappresentare la gioventù, vogliosa di ricomporre le vecchie liti e adirata contro la generazione responsabile dei disastri ambientali, della globalizzazione e delle catastrofi del mondo, c’è Sophie. Lei è la nipote di Antoine, che eredita non soltanto l’aspetto ma anche le passioni della bella Luciette.
Il suo ruolo pare simbolico. Difatti in un rocambolesco viaggio dalla Francia alla Toscana, con le marionette della nonna rivela il passato e costringe i tre vecchi amici a venirci a patti, che si tratti di farsi perdonare dalla bisbetica Bert, figlia di una fattrice collaborazionista e amore giovanile di Memile, o di comprendere il rapporto di Luciette con il magnate Garland Servier.
In un passaggio di testimone dalla vecchiaia alla gioventù, dalla vecchia alla nuova Tarn, a lei sarà attribuito il premio finale, il tesoro che permetterà alla sua terra e alla nuova vita che porta simbolicamente in grembo un nuovo inizio.
Anche i personaggi di contorno, come il capo gendarme, o l’infermiera di Garand Sevier, o ancora il giardiniere spasimante di Sophie, sono ben scritti e compongono un quadro amabile attorno ai protagonisti. Visivamente Duthuron si nutre della sua precedente esperienza teatrale e televisiva.
A scene dal dialogo brillante, o dall’azione condita di comicità dove la macchina da presa ride insieme ai suoi personaggi, sono alternate sequenze introspettive. I ricordi di gioventù sfumano da una fotografia un po’ retró, quasi da classico dell’epoca d’oro hollywoodiana – come ci suggerisce la cornice dello schermo che si restringe – a un composto fermo immagine in bianco e nero nel quale prevalgono i suoni delle proteste sindacali.
Il ritorno alla realtà è sempre umoristico, l’uscita dalla galleria autostradale o il passaggio della vecchia pazza Bert in motorino, quasi a giocare con gli stilemi del genere. A riprendere l’origine fumettistica dell’opera vi sono poi i momenti dove più vere dei protagonisti sono le marionette che ne incarnano il passato. Guidate dalla voce narrante di Sophie, esse prendono vita sul tavolo della colazione e restituiscono la nostalgia e il rimpianto per le azioni di una vita passata.
Nel complesso, anche se non tutti i tasselli della storia vanno al loro posto, Fuga da Villa Arzilla è una commedia godibile, che consente di riflettere con il sorriso.
Curiosità
Il film è tratto dal fumetto Les vieux Fourneaux di Wilfrid Lupano e Paul Cauuet.