Titolo originale: I nostri ragazzi
Regia: Ivano De Matteo
Sceneggiatura: Valentina Ferlan, Ivano De Matteo
Cast: Alessandro Gassmann, Giovanna Mezzogiorno, Luigi Lo Cascio, Barbora Bobulova
Musiche: Francesco Cerasi
Produzione: Italia 2014
Genere: Drammatico
Durata: 92 minuti
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Giudizio:
Trama
Massimo (Alessandro Gassmann) e Paolo (Luigi Lo Cascio) sono due fratelli legati più per convenzione che per sincero affetto, lontani per indole e stili di vita, avvocato di grido il primo, pediatra il secondo. Massimo ha sposato in seconde nozze la bella e fatua Sofia (Barbora Bobulova) con la quale ha appena avuto una bambina.
Benedetta (Rosabell Laurenti Sellers) è la figlia adolescente di Massimo, cugina e migliore amica di Michele (Jacopo Olmo Antinori), figlio di Paolo e Clara (Giovanna Mezzogiorno), guida turistica, moglie e madre premurosa ma al contempo assennata e sicura della sua famiglia e della sua vita, molto critica nei confronti di Massimo. Per tradizione le due coppie si incontrano una volta al mese in un noto ristorante romano parlando del nulla.
Sono due famiglie della Roma bene, con una vita apparentemente felice, vivono in grandi case con spazi inutilizzati e un’architettura che evidenzia e sottolinea la lontananza dei genitori con la generazione successiva. Un evento, un terribile episodio che vede coinvolti Benedetta e Michele, romperà la loro quotidianità e le loro certezze, costringendoli a confrontarsi veramente e a prendere una decisione che sconvolgerà le loro esistenze per sempre.
Recensione
“Tutte le famiglie felici si somigliano, ciascuna famiglia infelice è infelice a suo modo”.
Così recita l’incipit di Anna Karenina di Tolstoj citato nel libro La cena, da cui hanno preso ispirazione Ivano De Matteo e Valentina Ferlan per scrivere la sceneggiatura de I nostri ragazzi. La storia, però, trae solo ispirazione dal libro di Koch ma l’atmosfera, la caratterizzazione dei personaggi e le motivazioni di fondo sono molto diverse.
La chiave di lettura di Koch è più psicologica e patologica, quella di De Matteo appare invece sociologica. La violenza come manifestazione di una patologia psicotica nel romanzo, una malattia che si trasmette geneticamente dal padre al figlio, frutto anche di un’esposizione e di un’educazione basata sulla non tolleranza.
Di diversa natura nel film I nostri ragazzi, la visione di De Matteo verte sulle conseguenze di una società malata basata su falsi miti e incomunicabilità generazionale. Come La bella gente (2008) e Gli Equilibristi (2012), anche quest’opera è incentrata sulla famiglia come riproduzione in miniatura della società che la circonda.
Mentre, però, nei primi due il regista spiega come un evento esterno possa stravolgere gli equilibri interni di una famiglia per bene, in quest’ultimo invece si focalizza su quello che accade quando l’evento non è più esterno ma interno al nucleo familiare. Un film che parla di violenza, nascosta e tenuta a bada ma pronta a esplodere da un momento all’altro, e quando questo accade i personaggi cambiano e i ruoli si ribaltano.
E così Massimo, l’avvocato apparentemente senza scrupoli, quello che difende anche gli assassini senza giudicare “perché non è Dio“, entrerà in crisi mentre Paolo, il pediatra altruista con un sano rigore morale, faticherà molto a orientarsi in merito alla scelta da fare. La ragione del cuore spesso finisce per essere in contrasto con la giustizia, così come l’essere e l’apparire.
In una società in cui le emozioni durano il tempo di un post, dove l’importante è esserci che sia sui social network o in programmi spazzatura, non ci si deve meravigliare se a un certo punto tutto viene falsato e vissuto come non fosse reale. De Matteo, inoltre, da bravo documentarista indaga sulle dinamiche familiari mostrandoci le loro case troppo grandi, accessoriate e fredde per una famiglia che è solita vivere separatamente la quotidianità.
Ognuno cena da solo, i pochi momenti di convivialità sono annullati. Paolo è sempre in ospedale, Clara mangia davanti a “Chi l’ha visto”, Michele e Benedetta davanti al computer, Massimo nel suo studio. Genitori moderni, indulgenti forse troppo con i figli che giudicano i migliori di tutti e al di sopra di ogni sospetto (tema che ricorda quello del Dio del massacro di Yasmina Reza).
Una pellicola dura, agghiacciante ma non perfetta. La sceneggiatura esagera in modo quasi didascalico con l’utilizzo di stereotipi borghesi e facili moralismi (specie nel finale): belle case, adolescenti viziati senza nessun problema apparente, non ci sono situazioni di disagio se non l’estremo benessere.
Ciò nonostante è proprio questo che spiazza, la consapevolezza che nessuno è immune alle tragedie e alla fine non resta che un interrogativo: che cosa si è capaci di fare per proteggere un figlio? Il cast del film è eccezionale. Giovanna Mezzogiorno, che con questo film torna dopo Basilicata Coast to Coast interpretato 4 anni prima, adotta una recitazione compassata e assolutamente credibile, dettata anche dal suo essere madre.
Luigi Lo Cascio ricorda lo psichiatra de La meglio gioventù ma solo per il camice bianco e la sua ironia. Bravo anche se in alcun momenti la sua interpretazione si carica di senso a tal punto da risultare artificiosa. Barbora Bobulova riesce sempre a dosare eleganza e sensualità.
La sorpresa più grande è Alessandro Gassmann, che in questo ruolo raggiunge livelli altissimi di intensità. Il suo sguardo davanti alle false rivelazioni della figlia comunica, senza esasperazioni, un dolore immenso che commuove e coinvolge.
Curiosità
Il film, girato in pellicola, è stato presentato a Venezia ’71 per la Giornata degli Autori.
Foto: Emanuela Scarpa
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