Titolo originale: Inception
Regia e sceneggiatura: Christopher Nolan
Cast: Leonardo DiCaprio, Ellen Page, Marion Cotillard
Musiche: Hans Zimmer
Produzione: USA 2010
Genere: Fantascienza
Durata: 142 minuti
Miglior fotografia, effetti sonori, sonoro in presa diretta, effetti speciali visivi
Regia:
Interpretazione:
Sceneggiatura:
Musica:
Giudizio:
Trama
Cobb (Leonardo DiCaprio) fa parte di un’organizzazione che si serve di agenti per introdursi nei sogni delle persone e rubarne le idee. Saito (Ken Watanabe), potentissimo uomo d’affari, lo assolda invece per tentare un innesto e indurre il concorrente Robert Fisher (Cillian Murphy) a sfaldare l’impero del padre morente.
Cobb riceverebbe come compenso l’opportunità di rientrare negli Stati Uniti e rivedere i propri figli, riscattandosi dall’accusa di aver ucciso la moglie Mal (Marion Cotillard). Per la delicata missione forma una squadra di specialisti, tra i quali il fidato Arthur (Joseph Gordon Levitt) e Arianna (Ellen Page), abilissima architetto di sfondi virtuali.
Recensione
Abituato a stupire più con trame intricate e coinvolgenti che con effetti speciali e azione forsennata (ce n’è comunque in abbondanza), Christopher Nolan costruisce un film basato sull’illusione e l’intangibile, rievocando elementi forti e strutture che in pratica fondano il suo stile sopraffino e granitico allo stesso tempo.
Dalla memoria cinematografica affiorano lavori passati e riuscitissimi quali Memento e The Prestige, ricchi di astrattismo e smarrimento umano, acuiti dal senso di trascendenza propria della filosofia del regista.
Unendo tali componenti al feeling professionale con alcuni attori, artefici del successo di Nolan e perciò riproposti, l’alchimia si completa perfettamente. Inception, pellicola che si può ritenere fantascientifica, presenta un mondo che muta identità, divenendo irreale da un assunto pesantemente reale.
Il protagonista Cobb, americano esiliato in terra straniera, è padrone di un mestiere particolare: agisce nella dimensione onirica su commissione, rubando idee e manipolando il subconscio delle persone a fini commerciali e politici.
Egli convive con il ricordo della bella moglie e con un destino pieno di oscuri misteri, talmente coinvolgente da averlo indotto a creare un limbo ricorrente in cui la consorte vive e respira, alternando la malinconia alla felicità, la nostalgia all’entusiasmo.
Nolan non si accontenta di offrire un puro spettacolo fantastico, ma lo stratifica in tanti pezzi da assemblare, in molteplici livelli da affrontare, partorendo indubbiamente un’idea geniale fondata sulla metafisica e sull’inganno delle situazione camuffate.
Il protagonista DiCaprio, reduce dall’affascinante e per certi versi speculare Shutter Island, ricalca il ruolo di un cavaliere errante in cerca di riconciliazione. È incredibile come Nolan attinga a fonti che danno inevitabilmente adito a similitudini palesi.
Nel film di Scorsese il detective approda su un’isola per indagare su misteriosi accadimenti succedutisi in un manicomio criminale, partendo da un dramma personale, la perdita della moglie e dei figli. Anche Cobb, come si può notare, è vedovo e in balìa di circostanze poco chiare, coinvolto in una missione destinata a influire sulle sue scelte di vita.
Gli sviluppi dell’una e dell’altra pellicola paiono contingenti, si ammantano di indubbia originalità e giocano con riflessi e ombre beffarde. Ciò che realmente stupisce nella vicenda di Nolan è la profondità del contenuto e il modus operandi per pervenire a essa.
La materia trattata non è nuova al grande schermo, tuttavia il passato cinematografico non ha mai realmente saputo indagare nei meandri del sogno senza risultare troppo scontato. Un esempio è Matrix, dove la predominante risultava però l’interazione informatica nella vita sociale dell’uomo sconfitto dall’intelligenza artificiale.
Inception si configura invece come un’indagine precisa in backround variegati e sensibili, dove la natura distorta della dimensione onirica folleggia a seconda delle menti che la compongono.
Il registro linguistico adottato nella storia menziona termini che hanno strettamente a che fare con assunti scientifico filosofici. Arthur parla più volte di paradosso, mentre l’architetto Arianna, il cui nome si lega direttamente e mitologicamente all’immagine del labirinto, si applica nel costruire strutture e dedali insidiosi, come sperimentato inizialmente sul Pont de Bir-Hakeim. Lo spettatore intraprende un viaggio in cui l’ambiente, più dei suoi abitanti chiamati “proiezioni”, dimostra autonomia e interfacce inusuali.
Nolan impregna la sua avventura di sentimentalismi che si commentano da soli, plasmati da soluzioni di messa in scena che possono inizialmente confondere. La critica si dimostra quindi entusiasta della genialità del regista, ma consapevole che il pubblico medio non sia preparato a un meccanismo di schemi fittizi che approda a un finale volutamente ambiguo. Il film non è di facile fruizione, ma una sua semplificazione non avrebbe saputo supportare un contenuto di così alto profilo.
CINEFOCUS
Inception: architettura del sogno e struttura onirica
Curiosità
Gli sceneggiatori hanno cominciato a lavorare alla storia ben dieci anni prima dell’uscita effettiva del film nelle sale cinematografiche.