Titolo originale: Infinite
Regia: Antoine Fuqua
Sceneggiatura: Ian Shorr, Todd Stein
Cast: Mark Wahlberg, Chiwetel Ejiofor, Sophie Cookson
Musiche: Harry Gregson-Williams
Produzione: USA 2021
Genere: Fantascienza
Durata: 106 minuti
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Giudizio:
Trama
Evan McCauley (Mark Wahlberg), che da anni lotta con una forma subdola di schizofrenia, ha a che fare continuamente con strane visioni e possiede delle abilità inspiegabili, fra tutte costruire katane senza mai averne appreso i rudimenti. Disoccupato e stanco di dover essere continuamente giudicato per il suo passato, viene coinvolto in una colluttazione e arrestato. Alla stazione di polizia si presenta Bathurst (Chiwetel Ejiofor), convinto che Evan sia in realtà Heinrich Treadway e che gli abbia sottratto anni prima un misterioso uovo tecnologico dai poteri devastanti.
Piombata dal nulla con un mezzo blindato, una donna di nome Nora (Sophie Cookson) preleva Evan, erudendolo in merito alla sua vera identità. Sarebbe in realtà proprio la reincarnazione di Treadway, individuo in grado di ricordare le sue vite precedenti. Un membro degli Infiniti Credenti, contrapposti agli Infiniti Nichilisti capeggiati da Bathurst.
Recensione
Un film riuscito a metà, realizzato dall’action director Antoine Fuqua (Training Day, Shooter) a partire da uno spec script (Infinite di Ian Shorr, a sua volta ispirato a The Reincarnationist Papers di D. Eric Maikranz)) e ibrido di genere sulla scia mistica di Matrix e Wanted.
Diventa difficile scegliere una direzione precisa quando la sceneggiatura in primis vuole svincolarsi abbracciando un puro impasto di idee potenzialmente buone. Mark Wahlberg ci ricasca e dopo Max Payne è nuovamente risucchiato nel vortice dello pseudo-fumettone. Il fallimento, però, non è suo ma di Paramount Pictures e Bonaventura Pictures, impegnate in una mega produzione che pesca a strascico scintille psico-fantascientifiche troppo omogeneizzate, impantanate in un contesto poco intrigante declinante nell’eccessivo verbo di concetto.
Insomma, in Infinite si parla fino ad annoiare. Ne risente l’azione, spesso frammentata, carezzata da sprazzi di romanticismo sdoganato dall’usuale linea del tempo ma non quanto si vorrebbe. I temi affrontati sono tanti, dalla reincarnazione di stampo induista all’enigmatico déjà vu fino ad approdare all’immortalità dell’anima, alla memoria eterna conservata nell’informatica.
Reviviscenza, non-estinzione, rimembranza: argomenti così delicati possono certamente coesistere ma non in un impianto d’intrattenimento come questo, che arriva a banalizzarli spogliandoli del loro collante, la filosofia. “Infinite” vive piuttosto di ammaliante estetica, propone futurismo a gogò, techno-trovate da urlo e scenografie stupefacenti… ma cosa resta alla fine della visione?
Il look sofisticato ed elegante del villain interpretato dal barbuto Chiwetel Ejiofor, un personaggio incompiuto ma sicuramente il migliore dei characters.
Curiosità
Mark Wahlberg è anche co-produttore della pellicola.