Titolo originale: I am legend
Regia: Francis Lawrence
Sceneggiatura: Mark Protosevich, Akiva Goldsman
Cast: Will Smith, Alice Braga, Charlie Tahan
Musiche: James Newton Howard
Produzione: USA 2007
Genere: Fantascienza
Durata: 100 minuti
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Interpretazione:
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Giudizio:
Trama
New York, 2012. Un virus, accidentalmente innescato dallo studio di una cura contro il cancro a opera della dottoressa Krippin (Emma Thompson), ha contagiato gli uomini rendendoli vampiri voraci, sensibili alla luce.
Robert Neville (Will Smith), brillante virologo militare rimasto l’unico sopravvissuto in città, cerca disperatamente un antidoto. Si aggira per i grattacieli e i palazzi deserti con il fedele pastore tedesco Samantha, di giorno caccia e sperimenta sieri nel suo laboratorio sotterraneo, ma quando cala il sole si barrica in casa, invisibile agli infetti che invadono le strade nella notte.
Recensione
Il film di Francis Lawrence corrisponde in ordine cronologico alla terza trasposizione cinematografica di Io sono leggenda scritto da Richard Matheson nel 1954.
Preceduta da L’ultimo uomo della Terra (1964) e 1975: occhi bianchi sul pianeta Terra (1971), è certamente la versione più distante dalla fonte letteraria e quella più spettacolarizzata dato il budget messo a disposizione dalla Warner Bros (150 milioni di dollari).
In una città spettrale si muove un solo personaggio, interpretato da Will Smith, che si cimenta in una recitazione atipica, pienamente conformata alla situazione tragicamente vissuta, all’ombra di una sopravvivenza coi connotati dell’incubo peggiore.
C’è davvero tanta tensione – bisogna riconoscerlo – in questa apoteosi della solitudine, nella sconfinata desolazione che opprime il protagonista. Mark Protosevich e Akiva Goldsman mettono a punto uno script che, a flashback frammentati, inquadra il contesto lasciando campo libero prima alla bellezza della scenografia, poi al racconto della quotidianità dell’unico uomo rimasto a lottare.
I vampiri, furiosi nel loro incedere e rabbiosi, animano la seconda parte di film spargendo orrore nella suspense più immediata e inquietante. La pellicola insiste sui tasti dolenti dell’emotività individuale, sulle paure dell’essere umano, lo smarrimento e la frustrazione che si sommano al dolore del lutto.
Molti, tuttavia, sono i messaggi e gli obiettivi che vengono persi di vista seppur dettati dal masterpiece di Matheson. Solo accennata la società organizzata dagli infetti, nemmeno l’ombra dell’ambigua Ruth sostituita da Anna (Alive Braga) e nessun riferimento alla dipendenza da alcool di Neville.
Io sono leggenda, però, ha il merito di descrivere molto bene il senso di isolamento, lo sconforto sempre più tangibile di Robert e la bella amicizia con il cane Samantha, residuo legame con la famiglia.
Finale catartico, un po’ meno quello alternativo presente nell’edizione home video.
Curiosità
Samantha è interpretata da due diversi pastori tedeschi, Abbey e Kona.