Titolo originale: La Belva
Regia: Ludovico Di Martino
Sceneggiatura: Ludovico Di Martino, Claudia De Angelis, Nicola Ravera
Cast: Fabrizio Gifuni, Lino Musella, Emanuele Linfatti
Musiche: Andrea Manusso, Matteo Nesi
Produzione: Italia 2020
Genere: Azione
Durata: 97 minuti
Regia:
Interpretazione:
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Giudizio:
Trama
Leonida Riva (Fabrizio Gifuni) è un ex soldato delle forze speciali che ha combattuto guerre in tutto il mondo rimanendone profondamente segnato. Un grave disturbo da stress post-traumatico lo costringe ad alienarsi e a tenersi lontano da una famiglia che ama ma che non vuole far soffrire. Una sera, però, sua figlia Teresa viene rapita da un’organizzazione criminale, scatenando in lui la belva fino a quel momento tenuta faticosamente a freno.
La sua avanzata dirompente entra in collisione con le lente indagini dell’ispettore di polizia Antonio Simonetti (Lino Musella), indeciso se arrestarlo o permettere al reduce di portare a termine la sua personale “missione”.
Recensione
Ha il nome del più valoroso e influente re di Sparta, una psiche martoriata ma un coraggio da leoni oltre a una determinazione fuori dal comune. Il protagonista de La Belva, scritto e diretto da un promettente Ludovico Di Martino, è un eroe dei giorni nostri che si fa apprezzare per una caratteristica di realismo ormai andata perduta nell’action contemporanea: la fallibilità.
Leonida Riva è un reduce di guerra, scosso da tanta di quella violenza pregressa da produrre una quantità spropositata di incubi e visioni ricorrenti, fagocitate da una mente turbata. Un uomo affaticato, dipendente da psicofarmaci ma anche una bestia addormentata chiamata a un brusco, feroce risveglio.
L’istinto di protezione nei confronti della famiglia lo riporta nella mischia della brutalità, ma stavolta il campo di battaglia non è in Afghanistan bensì in un ambiente metropolitano in cui si celano nemici più subdoli dei talebani. Nella foga di fare pulizia alla ricerca della figlia rapita, Leonida avanza a testa bassa e l’umanità che lo spinge ad agire è al contempo la cagione di alcuni errori, niente affatto appartenenti a un supereroe.
Lui non lo è e non vuole esserlo, distante (per somma fortuna) da quegli stereotipi dello schiacciasassi cui Hollywood ci ha stucchevolmente abituato. Dal Bryan Mills della saga di Taken al fumettistico The Punisher più volte trasposto sul grande schermo, il cinema ci ha da sempre proposto vendicatori straordinari, invincibili e… tremendamente falsi per la loro irrimediabile inverosimiglianza.
Il character creato da Ludovico Di Martino, Claudia De Angelis, Andrea Paris e Nicola Ravera si rivela invece un autentico concentrato di verità, di spontaneità che ci coinvolge tutti nel rischio di soccombere tentando la difficile impresa. Per questo la pellicola si conforma come un viaggio nell’ignoto, intrapreso da una personalità sfaccettata, sofferente e magniloquente per caparbietà.
Fabrizio Gifuni, catapultato dal tipico dramma italiano al revenge movie filoamericano, spacca tremendamente con il suo look imbarbarito e lo sguardo vitreo che sa mettere paura. La sua recitazione, verbalmente monocorde, si esprime al meglio attraverso una fisicità condotta quasi al limite, che sente i colpi ma li restituisce portandoli con la rabbia della fiera ferita.
La Belva è un film dalla sceneggiatura essenziale, che ha il merito di seguire una strada tracciata dal new italian cinema, restio a piangersi addosso e votato a un approccio più diretto nei confronti delle platee. Dopo Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti e Suburra di Stefano Sollima (entrambi preceduti da Senza nessuna pietà di Michele Alhaque con un “potenziato” Pierfrancesco Favino) , un altro importante passo è stato compiuto.
Curiosità
Il film è stato distribuito in Italia da Netflix.