james stewart in la finestra sul cortile
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La finestra sul cortile

la finestra sul cortile locandinaTitolo originale: Rear window

Regia: Alfred Hitchcock

Sceneggiatura: John Michael Hayes

Cast: James Stewart, Grace Kelly, Thelma Ritter, Raymond Burr

Musiche: Franz Waxman

Produzione: USA 1954

Genere: Thriller

Durata: 122 minuti

paramount logo   Trailer

 

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Regia: stellastellastellastellastella

Interpretazione: stellastellastella

Sceneggiatura: stellastellastellastellastella

Musica: stellastella

Giudizio: stellastellastellastellastella

 

Trama

Costretto a riposo sulla sedia a rotelle per una gamba rotta, il fotoreporter L.B. Jefferies (James Stewart) passa le sue giornate alla finestra spiando i vicini col suo teleobiettivo. Il comportamento di uno di loro lo insospettisce: con l’aiuto di un investigatore, della fidata Stella (Thelma Ritter) e della fidanzata Lisa (Grace Kelly), l’uomo indaga sul presunto omicidio commesso da Lars Thorwald (Raymond Burr) ai danni della moglie.

Recensione

Maestro indiscusso del genere, Alfred Hitchcock concepisce il thriller come una lenta excalation di preludi inquietanti e colpi di scena incredibilmente studiati per penetrare a fondo nell’orizzonte d’attesa dello spettatore, prima coccolandolo e poi stravolgendolo nel turbinio di un’adrenalina equilibrata.

L’esecuzione della sceneggiatura e la creazione stessa del plot narrativo sono per il cineasta britannico pratiche che rasentano la perfezione a partire dal costrutto scenico. La linea minimalista adottata in ogni suo film fa confluire le attenzioni del pubblico sui personaggi e sul dialogo che permea la vicenda sospesa.

Ne La finestra sul cortile, splendido esempio di bellezza visiva incardinata sull’essenzialità prospettica, la storia tocca il voyeurismo tipico dell’America anni ’50, con la tendenza del cittadino della middle class a voler “controllare” il suo simile, comportamento dettato dalle paure ancora grevi lasciate dalla Grande Depressione degli anni ’30.

Nel microsistema di un complesso condominiale con annesso cortile si alternano piccole vicende mostrate attraverso l’osservazione curiosa del fotoreporter Jefferies, annoiato dalle lunghe giornate passate sulla sedia a rotelle a causa di una frattura alla gamba. L’uomo è una realtà a se stante, non fa eccezione rispetto al pianista frustrato, alla single depressa e alla ballerina libertina, elementi di un intrattenimento per così dire obbligato.

Il messaggio di Hitchcock va colto proprio nell’uso della prospettiva: la finestra attraverso la quale Jefferies osserva va a tutti gli effetti paragonata al grande schermo cinematografico che catalizza gli sguardi fissi e languidi dello spettatore. La concezione del metacinema è cara al regista, che anche in tale contesto appare in un brevissimo cameo (nella prima inquadratura concernente il pianista).

Il film non basa la propria forza narrativa sulla concitazione, bensì sulla meticolosa introduzione dei characters, sulla loro relativa descrizione e sui dialoghi che aprono alla comprensione delle azioni e degli atteggiamenti. Nel botta e risposta fra Stella e Jefferies, emergono argomenti d’attualità che scuotono concetti universali come la morfologia economica degli Stati Uniti dell’epoca, la considerazione del matrimonio e l’eterna differenza fra uomo e donna.

La bella Lisa, interpretata da una raggiante e incantevole Grace Kelly, esprime tutta la femminilità dell’aristocratica abituata ai bei vestiti e alla ricchezza ostentata, tuttavia animata da una grazia senza eguali. La frustrazione della donna, condensata nel rapporto sentimentale con il fotografo, si confronta indirettamente con l’amore ferito della single depressa, cui la cinepresa del cineasta dedica non poco spazio.

La nemesi più evidente del protagonista è invece Thorwald, il marito assassino. L’opposizione si evince dalle presenze sceniche nettamente diverse fra i due: Jefferies è piuttosto magro, avvenente, costretto sulla sedia a rotelle ed estremamente curioso; Thorwald possiede una corporatura imponente, esce continuamente di casa con fare sospetto ma appare alquanto riservato.

Il sospetto, appunto, si origina da un personaggio (la moglie del rappresentante di gioielli) che improvvisamente scompare senza un apparente motivo e scatenando nel fotoreporter l’istinto investigativo.

Nelle intenzioni di Hitchcock, oltre ai risvolti inquietanti, c’è l’idea di mettere in scena un abbozzo di comunità, formata dai componenti del complesso condominiale, all’interno della quale si attivano delle dinamiche tipiche di un certo genere di popolazione statunitense, propensa alla situazione dove l’intimità si riduce a un velo trasparente e senza eccessivo significato, mettendo quindi in luce le debolezze dell’individuo a prescindere dalla sua classe sociale.

Il delitto sembra il culmine di una precisa esasperazione. La risoluzione finale, però, interesserà dei meccanismi che parevano ormai compromessi. Girato interamente in teatri di posa, questo ennesimo capolavoro di Hitchcock non fa che confermare l’eclettismo del grande regista compiacendo gli studiosi di cinema, affascinati dalla sublimazione dell’accordo filmico  e profilmico che concerne tutti gli elementi compresi. Candidato a quattro Premi Oscar e al Leone d’Oro alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Curiosità

raymond burr in la finestra sul cortile hitchcock

Raymond Burr diverrà famoso in tutto il mondo tre anni dopo, nel ruolo del grande avvocato Perry Mason, protagonista dell’omonima serie televisiva – andata in onda fra il 1957 e il 1966 – e successivamente di altri 26 film tv realizzati fra il 1985 e il 1993 per essere trasmessi sulla NBC.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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