Titolo originale: Oblivion
Regia: Joseph Kosinski
Sceneggiatura: Joseph Kosinski, Karl Gajdusek, Michael Arndt
Cast: Tom Cruise, Morgan Freeman, Andrea Riseborough, Olga Kurylenko
Musiche: M 83
Produzione: USA 2013
Genere: Fantascienza
Durata: 156 minuti
Regia:
Interpretazione:
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Giudizio:
Trama
Anno 2070. La Terra è un pianeta devastato, reduce da una spaventosa guerra fra alieni invasori ed esseri umani. Questi ultimi sono risultati vittoriosi ma hanno dovuto abbandonare il globo e trasferirsi su Titanio per via di radiazioni e desolazione irreversibile.
Jack Harper (Tom Cruise) e la compagna Victoria (Andrea Riseborough) sono gli unici rimasti per assicurare il corretto funzionamento dei droni, predisposti a difendere le trivellatrici che stanno assorbendo le ultime risorse da utilizzare su Titanio.
Una donna, Julia (Olga Kurylenko), atterrata con una navicella spaziale in orbita da 60 anni, metterà in crisi molte delle convinzioni di Jack, inducendolo a cercare una verità sconvolgente per tutti, l’inizio, forse, di una nuova era.
Recensione
Forte di una graphic novel di successo, un conseguente videogioco straordinariamente interattivo e, cosa non trascurabile di questi tempi, un budget di 120 milioni di dollari, questo kolossal sprigiona pura fantascienza e simbolismi derivanti da un titolo che richiama a un’afflizione mnemonica.
Si tratta di un riferimento a un oblio basico e radicato dal quale ogni chiave di lettura trova il modo di girare (in senso ovviamente figurato) fino a sfociare incredibilmente in un microsistema dal thrilling avventuroso e inaspettato.
Allacciandosi alle sensazioni post-apocalittiche e ai drammi bellici, la trama sposata e arricchita da Joseph Kosinski (autore dell’apprezzabilissimo Tron: Legacy) veste la solidità di una trasfigurazione magnificente in cui sfondi, dettagli, caratterizzazioni e azioni vengono perfettamente saldate in un unico corpo attraverso una regia costellata di effetti speciali.
Sono questi ultimi ad appagare il vero fan del genere, caricando il protagonista Tom Cruise di responsabilità in virtù del magnetismo del suo personaggio. L’attore non si sottrae al compito, gioca con la macchina da presa e con i giocattoli digitali messi a sua disposizione, trovando nelle figure femminili, la brava Andrea Riseborough e la statuaria Olga Kurylenko, due spalle ammaliatrici.
Lo spettacolo, opulento in termini ampiamente positivi, è di quelli che fermentano anche dopo la visione, lasciando tracce e, in taluni casi, solchi profondi dalle peculiari accezioni. Si riscontrano nell’arco della vicenda elementi filmici ormai consolidati – da non confondere però con le mere scopiazzature (s’intenda invece un riciclaggio pulito e funzionale) – e invenzioni da futurista visionario (navicella e droni sono grafica eccelsa che mette quasi soggezione).
Il resto è narrazione che, seppur priva di incrementazioni variabili, accentua il rapporto intricato e mistico fra presente, passato e futuro, creando altalenanza di reminiscenze, false verità e sovversioni mentali inscritte in una dimensione da “noi credevamo ma…” molto intrigante.
Un vero e proprio elogio va rivolto alla colonna sonora degli M 83, il vero pezzo forte, un concentrato di emozione, slancio umano e tecnica rimodulata da pelle d’oca. Promosso a pieni voti ma senza lode, complice un finale dall’happy end chiaramente forzato.
Curiosità
Alcune scene sono state girate in Islanda.