Titolo originale: Body double
Regia: Brian De Palma
Sceneggiatura: Brian De Palma, Robert J. Avrech
Cast: Melanie Griffith, Craig Wasson, Gregg Henry
Musiche: Pino Donaggio
Produzione: USA 1984
Genere: Thriller
Durata: 109 minuti
Regia:
Interpretazione:
Sceneggiatura:
Musica:
Giudizio:
Trama
Jake Scully (Craig Wasson) attraversa un periodo difficile: scopre la moglie a letto con l’amante dopo essere appena stato licenziato dal regista di un film dell’orrore. In suo aiuto accorre un collega, che gli offre un lussuoso attico nel quale soggiornare.
Jake osserva ogni notte una donna ballare seminuda nella casa di fronte prima di addormentarsi. Quando nell’abitazione si introduce un losco figuro, Jake tenta di salvarla ma finisce con l’assistere impotente al suo brutale omicidio. Dietro il delitto si nasconde qualcosa che va oltre le apparenze.
Recensione
Brian De Palma appartiene a quella speciale categoria di registi in grado di dettare i codici del genere cinematografico con estrema facilità e dedizione. Lui, nella fattispecie, si è sempre dichiarato un discepolo di quel grande maestro del thriller che era Alfred Hitchcock.
Studiandone l’eredità, De Palma ha saputo personalizzare il proprio stile creando noir d’autore e gangster movies talmente belli da sembrare anacronistici (nel senso positivo del termine).
La memoria dei numerosi fan si grogiola tuttora attraverso capolavori quali Gli intoccabili, Scarface e Carlito’s way, soprassedendo su qualche sporadico capitombolo artistico, ad esempio The Black Dahlia. Negli anni ’80 il cineasta riprende alcuni clichés del decennio precedente per tessere e sviluppare la sceneggiatura di Omicidio a luci rosse.
Si tratta di un film che, oltre al classico proposito dell’indagine nel delitto, propone un torbido quanto interessante intreccio fra tre dimensioni precise e molto estese, volte a creare una tripartizione di generi: l’horror, il porno e il thriller, non necessariamente in quest’ordine.
Scegliendo un protagonista apparentemente banale nell’aspetto e nel comportamento, De Palma incasella le tappe di un viaggio in crescendo, un percorso quasi dantesco in situazioni al limite dell’oscuro paradosso.
Di certo il titolo italiano rende l’idea solo per ciò che concerne la sfera pornografica, stravolgendo però tutto il resto, collegato all’originale Body double, ossia “Doppio corpo”, capace invece di proiettare il pubblico in quel limbo dove il reale quesito riguarda l’apparenza, l’inganno e il motivo naturalmente fuorviante.
Il voyerismo acquisisce qui la sua veste viziosa e colpevole, puntando il dito su Jake, attore mediocre che non resiste alla più antica delle tentazioni, il piacere di spiare, sfogo particolare della paura per gli spazi chiusi. La sua claustrofobia può essere interpretata come una delle evidenti chiavi di lettura della trama, nemmeno troppo elaborata sebbene adeguatamente incisiva.
De Palma alterna sprazzi di assurdo comico (la scena sulle note di “Relax”) a momenti di vera inquietudine – ogni qual volta compaia il misterioso indiano – trovando l’equilibrio giusto per farli coesistere.
Il nudo risulta essere una componente importante ma non predominante, funzionale al tipo di storia trattata. Omicidio a luci rosse si configura come un thriller di buon tocco, proteso inoltre verso scampoli irruenti di metacinema classico.
CINEFOCUS
Il sinistro indiano pellerossa di De Palma, l’assassino col trapano elettrico
Curiosità
La scena dell’omicidio con il trapano elettrico compare anche in un episodio del fumetto dedicato a Dylan Dog.