Titolo originale: Strangerland
Regia: Kim Farrant
Cast: Nicole Kidman, Joseph Fiennes, Hugo Weaving
Musiche: Keefus Ciancia
Produzione: Australia 2015
Genere: Thriller
Durata: 112 minuti
Regia:
Interpretazione:
Sceneggiatura:
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Giudizio:
Trama
I giovani coniugi Matthew (Joseph Fiennes) e Catherine Parker (Nicole Kidman) vivono con la famiglia in uno sperduto paese australiano. Il rapporto già teso fra i due va incontro a un brusco logoramento quando i figli della coppia scompaiono nel nulla. La ricerca di Tom e Lily brancola nel buio almeno quanto la speranza di Matthew e Catherine di rinsaldare un legame in crisi irreversibile.
Recensione
Un malessere sociale purtroppo comune – la dissociazione famigliare – assimilato alla diacronia silenziosa del grande mistero aborigeno: l’Australia diventa così la “Terra dello Straniero” alias Strangerland, una veduta luci e ombre dalla finestra di un cinema da interpretare nella sua timidezza criptica.
L’intimismo tutto al femminile di Kim Farrant ispirerebbe un certo tocco gentile indorante una pillola tanto amara come la drammaticità delle scelte esistenziali, ma qualcosa non funziona, a cominciare da una crisi coniugale che si tenta di amalgamare a una visione ancestrale tipicamente malickiana.
Strangerland, tuttavia, non è The tree of life né tantomeno To the wonder; dalla disillusione scaturisce perciò delusione e il confronto crolla davanti alla constatazione che il dolore vissuto ed espresso dai Parker in un’alternanza di repressioni e disordinato erotismo discendente è destinato a condurre al niente.
Una distanza incolmabile dalla vacuità carica di significato narrata dai masterpieces di Malick, un vuoto trattato con eleganza e filosofia a tal punto da non essere compreso dall’ottica della Farrant, troppo intenta a ritrarre personaggi rassegnati a una vita di provincia, torbida negli affetti, calda nel clima sudicio della polvere proveniente dal deserto delle emozioni.
La Kidman torna ai fasti estetici e recitativi di un decennio fa incarnando la vera essenza della moglie frustata e della madre sconfitta dal fallimento di un rapporto alla deriva; Fiennes mantiene la durezza somatica che lo caratterizza, sostenendo il ruolo con dignità e favore.
Il film, comunque condotto con stile, manca di convinzione nonostante la plasmatica materia sociale alla base avesse tutte le qualità per una lavorazione dal profondo. L’impasto filmico, purtroppo, si riassume in un soufflè che proprio alla fine si sgonfia lasciando fatua asprezza senza alcuna traccia di concretezza.
Curiosità
Il film è stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival