Titolo originale: Underwater
Regia: William Eubank
Sceneggiatura: Brian Duffield, Adam Cozad
Cast: Kristen Stewart, Vincent Cassel, Jessica Henwick
Musiche: Marco Beltrami
Produzione: USA 2019
Genere: Fantascienza
Durata: 95 minuti
Regia:
Interpretazione:
Sceneggiatura:
Musica:
Giudizio:
Trama
Un centro di perforazione sperimentale al lavoro sul fondo dell’oceano subisce, in seguito a un crollo, danni che spingono il team che vi è all’interno ad abbandonare la struttura e raggiungere una vecchia base d’appoggio. La squadra, capitanata dall’esperto Lucien (Vincent Cassel), s’imbatte in alcuni strani esseri che si rivelano molto pericolosi.
Assaliti, i vari membri devono ancora affrontare la minaccia più spaventosa, una gigantesca creatura che le trivellazioni hanno risvegliato da un sonno primordiale. Norah (Kristen Stewart) cerca di trovare una soluzione per trarre tutti in salvo prima che sia troppo tardi.
Recensione
Sulla carta dovevamo assistere a un bello spettacolo sottomarino, che non disattendesse perlomeno le nuove frontiere dell’horror sci-fi, genere di ultima generazione molto caro alla moderna Hollywood. Purtroppo una totale scarsità di idee ha dato origine a una crosta cinematografica nemmeno d’autore.
Non una copia e neanche un falso eclatante, semplicemente un mosaico di scene e situazioni già viste in passato, cosa che rende impossibile provare anche solo a indorare la pillola. Resta tanto amaro in bocca per questo Underwater il cui tonfo abissale è causato dal pletorico ricorso a soluzioni immote, evinte da una recente proposizione di baracconi psichedelici.
Subito guardiamo al videogioco in celluloide Pacific Rim con i suoi mostri fra il preistorico e l’alieno, e scorgiamo un chiaro riferimento mitologico alla figura titanica del kraken (Scontro fra titani), ricordando infine Shark – Il primo squalo di Turteltaub e chissà quanti altri quadri animati prima di arrivare al capostipite del filone, Creatura degli abissi diretto nel 1989 da Sean S. Cunningham.
Cos’altro c’era da aggiungere? Beh, in verità non esiste limite alla fantasia, a patto che si imbastisca preliminarmente una sceneggiatura senza più di uno o due rimandi ai predecessori. All’immaginario non resta nulla perché nessuna delle sequenze di Underwater può avanzare qualche barlume di originale eloquenza.
L’elemento più techno-punk è costituito dall’aspetto vagamente alternativo di Kristen Stewart, il cui biondo corto di ossigenato colore conferisce all’attrice un ruolo di seria Lolita dagli esili ammiccamenti. I VFX smuovono le acque intorbidendo il fascino dell’oscuro abisso, e nel loro profondere la propria avveniristica natura sfociano addirittura nel rudimentale digitale, tale da far rimpiangere il modus artigiano di fine anni ’80.
Risultato mediocre per una produzione americana d’alto budget.
Curiosità
Gli effetti speciali sono stati curati da Axel Bonami, che si era occupato anche di quelli impiegati in Ghost in The Shell con Scarlett Johansson