Titolo originale: Lamborghini – The man behind the legend
Regia e sceneggiatura: Bobby Moresco
Cast: Frank Grillo, Gabriel Byrne, Mira Sorvino
Musiche: Tuomas Kantelinen
Produzione: Italia, USA 2022
Genere: Biografico
Durata: 97 minuti
Regia:
Interpretazione:
Sceneggiatura:
Musica:
Giudizio:
Trama
Tornato dalla guerra agli affetti della piccola Cento, il giovane Ferruccio Lamborghini (Romano Reggiani) intende mettere in pratica tutte le conoscenze acquisite da meccanico e, nonostante il parere contrario del padre contadino, apre un’officina entrando nel mercato dei trattori. Poco dopo aver perso l’amata moglie Clelia in seguito al parto da cui è nato il figlio Tonino, il ragazzo conosce finalmente il successo che lo porterà a competere con Enzo Ferrari nella produzione di auto di lusso dal design sportivo.
L’ormai maturo Ferruccio (Frank Grillo) lancia il brand Lamborghini, rivelando al Salone di Ginevra la GT 350 e anticipando la creazione della mitica Miura, secondo molti l’auto più bella mai realizzata.
Recensione
Ferruccio Lamborghini, la storia ufficiale (Tonino Lamborghini) non è la prima e non sarà certamente l’ultima biografia a ispirare un biopic cinematografico, genere spesso preso sottogamba per le tante approssimazioni con le quali si opera la sintesi di una vita. Bobby Moresco riesce a concentrare in soli 90 minuti l’epica parabola di uno dei più sfuggenti fondatori di una casa automobilistica, visionario costruttore di trattori prima, sportivo e creatore di un mitico brand simbolo di eleganza e potenza.
Lamborghini – The man behind the legend racconta le tappe essenziali della nascita, appunto, di una leggenda ma scindendo l’uomo dall’imprenditore, e originando un profondo squilibrio fra due figure riconducibili a un solo personaggio. Moresco non propende mai per l’opera incensatoria, al contrario schiaccia sovente il pedale della critica evidenziando le mancanze di Lamborghini come padre, marito e poi nonno, ma ancora prima come amico.
Di lui si riconoscono le ambizioni, le intuizioni geniali e la vocazione alla leadership aziendale. Eppure, al pari della frizione adottata dal Cavallino Rampante, la sfera affettiva di Ferruccio pare destinata perentoriamente a bruciarsi, incapace di reggere le accelerazioni e le cariche del Toro in seno a quel marchio scintillante più volte abbozzato su un tovagliolo di carta.
La pellicola ci dà infatti la perenne sensazione che il patron abbia da sempre lavorato a una bozza incompiuta, in attesa di qualcuno che la completasse in futuro. È accaduto ed è probabilmente il suo carattere indefinito ad aver alimentato il mito e irrobustito le radici dello stabilimento produttivo a Sant’Agata Bolognese. Sullo sfondo l’Italia del dopoguerra, impegnata ad affrontare la delicata transizione dalla cultura della terra all’imprenditoria industriale.
Lodevole l’interpretazione di Frank Grillo, star dell’action che mai prima d’ora aveva recitato in un ruolo drammatico. Asfittico, invece, l’apporto attoriale di Gabriel Byrne, un Enzo Ferrari troppo distante dall’immagine restituita ai posteri.
CINEFOCUS
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Curiosità
Nel film sono presenti numerosi elementi che si riferiscono all’Italia dell’epoca, dai manifesti pubblicitari ai nomi dei bar fino ad alcune canzoni.