Dove vederlo: Netflix
Titolo originale: Hermana Muerte
Regia: Paco Plaza
Sceneggiatura: Paco Plaza, Jorge Guerricaechevarria
Cast: Aria Bedmar, Maru Valdivielso, Sara Roch, Almudena Amor
Musiche: Mikel F. Krutzaga
Produzione: Spagna 2023
Genere: Horror
Durata: 91 minuti
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Giudizio:
Trama
Nel 1939 la piccola Narcisa ha continue visioni mariane ed è per questo motivo venerata dal popolo di fedeli. Anni dopo la giovane suora (Aria Bedmar) entra nel corpo insegnante di un collegio cattolico. Il monastero che ne è sede diviene teatro di eventi inquietanti e due allieve, Rosa (Sarah Roch) e sua sorella, testimoniano la presenza di uno spirito tormentato.
Narcisa, alle prese con incubi terribili, strani rumori e l’ostilità crescente di sorella Julia (Maru Valdivielso), viene a conoscenza dello scioccante destino di sorella Socorro (Almudena Amor). Da quel momento la situazione precipita, ma qualcuno sembra conoscere bene la verità celata fra le mura del convento.
Recensione
Mai banale e oramai maestro indiscusso dell’horror, Paco Plaza può adesso definirsi un regista di genere il cui marchio d’autore ha fissato nuovi standard in seno al cinema spagnolo. In terra iberica ha firmato la trilogia di Rec ricostituendo in stile found footage il filone degli zombie movie, e questo prima di dimostrare un innato talento nell’interpretare per fibrillanti sequenze il soprannaturale riferito a spiriti, evocazioni e presenze spettrali.
Dopo il riuscitissimo Veronica (2017), Plaza ne sviluppa più in profondita il soggetto generando un preciso, angosciante spin-off sulla misteriosa Sorella Morte apparsa nel film. Ed è esattamente questo il titolo della pellicola chiamata a fare lo sgambetto al coevo The Nun 2, salendo in cattedra per offrire una concreta prova di forza sia a livello registico che narrativo.
Fin dalle primissime immagini – in cui è ritratta una bambina prodigiosa che cammina volgendo lo sguardo al cielo – si intuisce l’impegno preso da Plaza e dallo sceneggiatore Jorge Guerricaechevarria (Carne tremula, Crimen perfecto, Cella 211): consegnare al pubblico europeo una storia potente, ovverosia una narrazione capace non soltanto di elevare la tensione ai massimi apici ma soprattutto raccontare drammi umani intrappolati nel fanatismo della clausura criticandone in qualche modo la sterile funzione.
La fede qui c’entra ben poco e tra simboli, croci, rimandi a Santa Lucia e al martirio si consuma una tragedia fatta della materia più vulnerabile, la carne. Nello stesso tempo la carnalità sa assumere molteplici forme sfociando nella violenza che spazia dall’autoflagellazione allo stupro, dalla pressione mediatica all’affabulazione psicologica. Una sedia ribaltata contiene ben più di un semplice carattere fenomenico, ha l’acre sapore di un grido d’aiuto percepibile dal sesto senso e non dai restanti.
La fotografia di Daniel Fernández Abellò insiste sui contrasti sfumati di ombre e luci, creando una dicotomia visiva anticamera riflessa del tema principale, il paradosso della tonaca suscettibile di peccati e debolezze. Sorella Morte è, in sintesi, resa cinematografica di un complesso quadro in cui la santità nell’accezione più pura non esiste ma solo la crudele complicità nella fatale circostanza.
Curiosità
Consuelo Trujillo appare sul finale interpretando ancora l’anziana Sorella Morte.