Titolo originale: Germania anno zero
Regia e sceneggiatura: Roberto Rossellini
Cast: Franz Grüger, Edmund Meschke, Barbara Hintz
Musiche: Renzo Rossellini
Produzione: Italia 1948
Genere: Drammatico
Durata: 75 minuti
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Giudizio:
Trama
Nella Berlino del secondo dopoguerra, distrutta dai bombardamenti e afflitta dalla miseria, il piccolo Edmund (Edmund Meschke) fa quel che gli capita per mantenere la sua famiglia composta da un padre infermo, una sorella maggiore e un fratello ex soldato.
Un giorno incontra un suo vecchio maestro nazista (molto probabilmente un pedofilo) che comincia a lusingarlo e a instillargli delle teorie pericolose, come quella secondo cui i deboli devono soccombere, lasciando così spazio ai più forti. Convinto dal pensiero del maestro, Edmund avvelena il padre ‘inutile’ ma poi, accorgendosi di aver fatto un terribile sbaglio, si suicida gettandosi da un palazzo in rovina.
Recensione
Il film, facente parte della cosiddetta trilogia della guerra di Rossellini, insieme a Roma città aperta (1945) e Paisà (1946), è l’affresco di una Germania appena uscita dalla guerra che stenta a rialzarsi. La stessa famiglia di Edmund può essere vista come lo specchio di questa società alla deriva: il padre, invece di essere una figura forte e autoritaria, è ridotto a vegetare su un letto; la madre, quindi tutto ciò che è simbolo di cura e amore, non c’è più; i due figli maggiori, la generazione di mezzo, devono combattere contro le difficoltà quotidiane, cercando di mantenere onore e dignità.
Quanto a Edmund, egli rappresenta la confusione morale del Paese, non a caso lo vediamo spesso vagare per le strade e tra le rovine degli edifici, e quando incontra il “cattivo maestro” Enning non esita a fidarsi di lui come se avesse bisogno di un’altra figura paterna che lo aiuti a capire la realtà. Memorabili gli ultimi quattordici minuti del film che seguono il bambino dalla notte al mattino dopo (il tipico “pedinamento” neorealista) soffermandosi su eventi casuali.
Ad esempio, lo vediamo osservare una prostituta che lascia un cliente, giocherellare per strada e tentare di unirsi a un gruppo di ragazzini in una partita di pallone. Si tratta quindi di avvenimenti del tutto normali e che quindi non preparano lo spettatore a quel che succederà da lì a poco, il suicidio del bambino.
Del resto, una delle caratteristiche più importanti del neorealismo è quella di tendere ad appiattire tutti gli eventi sullo stesso piano, alleggerendo le scene più drammatiche e privilegiando fatti e comportamenti abituali.
Curiosità
Premiato al Festival di Locarno con il Leopardo d’oro, il film prende il titolo da L’année zero de l’Allemagne di E. Marin.