Titolo originale: Il ferroviere
Regia: Pietro Germi
Sceneggiatura: Pietro Germi, Alfredo Giannetti, Luciano Vincenzoni
Cast: Pietro Germi, Edoardo Nevola, Sylva Koscina, Carlo Giuffrè
Musiche: Carlo Rustichelli
Produzione: Italia 1955
Genere: Drammatico
Durata: 115 minuti
Menzione speciale Premio OCIC
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Giudizio:
Trama
Andrea Marcocci (Pietro Germi) è un ferroviere, gran lavoratore che vive una difficile situazione familiare: la figlia Giulia (Sylva Koscina) è scontenta del proprio matrimonio, il figlio Marcello ozia tutto il giorno anziché cercare impiego, il più piccolo soffre per i numerosi conflitti fra il padre e la famiglia. Inoltre, il rude ferroviere deve affrontare gravi imprevisti nel lavoro.
Recensione
Stupenda opera poco oltre i confini neorealisti, forse la migliore di Pietro Germi, idealista e attento osservatore di una realtà piena di problematiche sociali.
Il regista – adattando il soggetto autobiografico Il treno scritto da Alfredo Giannetti – realizza un amaro ritratto di un ferroviere un po’ despota, che trascura la famiglia per dedicare i propri momenti liberi nell’osteria dove beve e canta in compagnia di amici e colleghi. Allora si lavorava tanto, ma mai abbastanza per ottenere una paga soddisfacente. Le preoccupazioni del proletario Andrea sono legate sempre e comunque al sostentamento della famiglia, ma la sua rudezza e autorità divengono la causa di perenni conflitti con i figli.
La moglie, donna dolce e premurosa, subisce in silenzio le intemperie caratteriali del marito e cerca di comprenderlo. La storia viene descritta e raccontata passo passo dal figlio più piccolo, interpretato dal bravissimo Edoardo Nevola, vivace e incredibilmente espressivo. La soluzione consiste in una voce fuori campo dal tono innocente, geniale idea di Germi. Sono momenti toccanti quelli in cui padre e figlioletto si parlano, il rapporto paterno si eleva svelando il grande affetto che il ferroviere Andrea nutre per i propri cari.
Il film è un’opera d’arte di indiscutibile valore, interpreti perfetti, sceneggiatura ottimamente scritta, infine una fotografia impeccabile, con un bianco e nero nitido, luci sapientemente utilizzate e una musica semplice ma commovente. Grandissimo esempio di cinema d’autore.
Curiosità
Carlo Ponti si mostrò inizialmente scettico nei confronti del progetto, tanto che per convincerlo, Alfredo Giannetti ricorse a un’insistente opera di persuasione, spingendo peraltro affinché fosse Pietro Germi a interpretare Andrea Marcocci. Ponti, che per il ruolo aveva pensato addirittura a Spencer Tracy, avallò infine la scelta di Giannetti e produsse la pellicola.