Adele H. non è solo la protagonista di una folle e malinconica creazione cinematografica; Adele H. è in primo luogo una donna. L’iniziale puntata (H.) con cui la ricordiamo è l’evidenza di un’eredità forse troppo pesante per la nostra Adele (Isabelle Adjani), figlia minore di Victor Hugo.
Quella che François Truffaut ci racconta è una storia vera, una storia d’amore e di malessere esistenziale: l’ambientazione è lontana, ma l’attualità è a tratti visibile. In La storia di Adele H. , Il regista decide di delineare nei minimi particolari un sentimento immortale, un’emozione che non sarà mai “fuori moda”.
Inizio di un amore schizofrenico
In una Londra garbata e perbenista avviene l’incontro tra Adele e il tenente Pinson (Bruce Robinson): i due vivono una brevissima relazione e poi inizia lo schizofrenico amore. Si tratta di un sentimento a senso unico: l’amore è quello che Adele prova per l’ufficiale inglese. La donna è la vittima e la protagonista della storia, l’unica a compiere delle scelte forti e temerarie.
Pinson non sceglie, il suo carattere banale gli impedisce di farlo. Adele invece lo fa, sceglie di vivere nella menzogna, di scappare e lasciare tutto per inseguire ciò che per lei non è un sogno. Dopo il loro primo incontro la donna scrive: “Io sono tua moglie, definitivamente.“
L’uomo mostra il proprio disinteresse nei confronti di Adele nel peggiore dei modi: è l’indifferenza a dominare la scena con pennellate di meschinità. Il tenente Pinson è un donnaiolo sfacciato e superficiale, Adele una donna innamorata, disposta a perdere la dignità pur di conquistare l’uomo.
Passione e ossessione: perdere l’identità
L’amore si sa… può diventare una malattia, una passione insana spesso destinata a sprofondare nel pozzo tenebroso dell’ossessione. Adele inizia a essere ossessionata. La vediamo vagare per le strade, smarrita, vestita di stracci, come in cerca di un’identità che ormai non può ritrovare. È proprio l’identità della donna a essere il movente della sua stessa malattia. Adele ripudia le sue origini, la famiglia e il suo stesso nome nell’estrema conquista del tenente.
Il figurino evanescente della ragazza verrà “raccattato” da madame Baa (Madame Louise). La soccorritrice potrà sottrarre la disperata innamorata al degrado fisico, ma non potrà guarirne la ferita d’amore e la sofferenza più profonda. La fine di Adele diventa quasi necessaria: la pellicola e la storia non concedono riscatto per la ragazza. Non c’è un lieto fine, nessuno la guarirà dalla sua malattia, nessuno le restituirà l’amore per cui ha tanto lottato.
La figlia del noto poeta francese morirà sola in una casa di cura. Non siamo più a Londra, siamo in Francia. Nella sua terra nessuno la salva. Ma come ogni persona, Adele ha un’arma, la scrittura.
Intimità e dolore nel diario di Adele H.
È dal suo diario/epistolario che possiamo addentrarci nella sua intimità, nel suo temperamento ricco, sfaccettato, passionale e troppo fragile per affrontare il fantasma dell’amore. Questo spettro emerge insolentemente nelle pagine scritte dalla donna e, nel 1975, permette a Truffaut di ritrarre una versione dell’amore diversa dalle sue precedenti. Questo è un amore squilibrato, malato, dietro il quale si nasconde una donna asfissiata da una passione che ha infiammato solo il suo animo.
Il sentimento di Adele per Pinson può sembrarci insensato, irragionevole e immotivato. Guardando con più attenzione possiamo capire che questa passione non è l’unica causa della sua instabilità. Adele nasconde le sue più profonde problematiche, si serve dell’amore solo per mascherarle. Perché la figlia di Victor Hugo ha sempre sofferto, anche prima di conoscere l’uomo che sanzionò la sua rovina.
Adele era alla ricerca di qualcosa. Non era l’amore, ma la molto più naturale ricerca di sé.