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Annibale: potere, violenza e redenzione di un leader

Marco Giallini è Annibale ne La Città Proibita
Foto © Andrea Pirrello

Dopo anni di ruoli iconici che lo hanno reso uno degli attori più amati e riconoscibili del cinema italiano, Marco Giallini torna sul grande schermo in una veste inedita. In La città proibita – film diretto da Gabriele Mainetti – interpreta Annibale, un personaggio carico di spessore drammatico e centrale nella narrazione. Ma a colpire il pubblico non è solo la sua magistrale interpretazione: è la prima volta, dopo Romanzo Criminale (2005), che lo vediamo senza barba e con i capelli completamente bianchi.

Chi ha visto il film si sarà chiesto se l’attore abbia usato un toupet o qualche trucco per il nuovo look, ma la risposta è no: i capelli che vediamo sono i suoi, senza artifici o posticci. Una scelta coraggiosa e voluta, che accentua il realismo del character regalando al pubblico un’interpretazione ancora più intensa e autentica. Annibale, in questa versione, è un uomo segnato dalla vita, dalla guerra e dal tempo, e il volto di Giallini – libero da qualsiasi costruzione estetica – trasmette tutto questo con una forza incredibile.

Annibale: un personaggio carico di ombre e grandezza

Diciamo che Annibale è il boss lì all’Esquilino, una figura che domina il suo mondo con carisma e autorità. Non è soltanto un leader, ma un uomo che porta sulle spalle l’onere delle proprie scelte, delle alleanze e dei tradimenti. Guerriero esperto, stratega acuto e anima tormentata, il suo ruolo nella vicenda non si esaurisce nell’azione: è il fulcro attorno a cui ruotano potere, violenza e redenzione. Ha visto tutto, sa tutto, eppure resta un personaggio sorprendente, mai statico, mai prevedibile.

Nell’economia della pellicola, Annibale è un ponte tra passato e presente, tra la gloria e la disillusione. La sua presenza è imponente, ma non priva di crepe: dietro l’aura da dominatore si intravedono il peso degli anni, la stanchezza di chi ha combattuto troppe battaglie, la consapevolezza che ogni vittoria ha un prezzo altissimo. Giallini gli dona un’anima, una profondità che lo rende iconico: il suo Annibale non è solo una figura dominante, ma anche un uomo capace di momenti di lucida freddezza e di improvvisa umanità.

Insomma, è una figura tragica e potente. Giallini la interpreta con un’intensità straordinaria, rendendola viva, pulsante, capace di conquistare lo spettatore con ogni sguardo, ogni esitazione, ogni fiamma di rabbia o malinconia che ne attraversa il volto.

Dalla comicità alla malinconia: la firma dei grandi attori

Uno degli aspetti più sorprendenti della sua interpretazione è la capacità di passare dalla comicità alla malinconia, fino alla tristezza più profonda, con un’iconicità che solo i grandi attori sanno raggiungere. In La città proibita, Giallini regala momenti di leggerezza con il suo inconfondibile sarcasmo romano, per poi virare bruscamente verso la drammaticità, con uno sguardo che si riempie di ombre e di un’umanità sconvolgente.

È un’abilità rara, quella di riuscire a far ridere il pubblico e, un attimo dopo, fargli sentire un pugno nello stomaco.

Un ruolo che può finalmente portarlo al David

Marco Giallini è da anni uno degli attori più talentuosi del panorama italiano, ma nonostante le sue straordinarie performance in film come ACAB – All Cops Are Bastards, Perfetti sconosciuti e serie di successo come Rocco Schiavone, il David di Donatello non è ancora arrivato. Con La città proibita, però, la sua interpretazione è talmente potente da candidarlo automaticamente al premio. È il ruolo della maturità, quello che mostra ogni sfumatura del suo talento, dalla durezza alla fragilità, dall’intensità emotiva alla capacità di far vibrare ogni battuta con un peso specifico enorme.

Il sodalizio con Gabriele Mainetti, regista visionario di Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out, si è rivelato perfetto. Il regista ha costruito su di lui un Annibale che va oltre la semplice caratterizzazione storica, trasformandolo in un personaggio tridimensionale, con un’anima complessa e tormentata. Ogni scena che lo riguarda è costruita con maestria, e la fotografia contribuisce a immergere lo spettatore in un’epoca che sembra al tempo stesso reale e mitica.

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Giorgia Battisti

Essere una redattrice è affascinante per diversi motivi: affinare le mie abilità di scrittura e comunicazione, contribuire alla creazione di contenuti coinvolgenti e informativi per un pubblico più ampio. In più, sono attratta dalla sfida di lavorare con testi e informazioni complesse, trovando modi creativi per renderle accessibili ai lettori.
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