Nel panorama dei numerosi film che, a ragione, raccontano la grande tragedia novecentesca dell’Olocausto, La Vita è bella rappresenta certamente un pezzo unico e insostituibile del grande puzzle cinematografico dedicato a quegli anni terribili e ancora vivi nella nostra memoria storica.
Al di là dei premi e riconoscimenti a livello internazionale, al di là della celebrazione di uno dei pochi, grandiosi artisti italiani viventi, la pellicola di Roberto Benigni è un vero gioiellino, di una gentilezza narrativa indiscutibile: un autentico poema, supportato da attori capaci e in linea con il suo registro e, naturalmente, dalla musica di Nicola Piovani.
Da poema a filastrocca per bambini
Seguendo la storia dell’ebreo toscano Guido il poema diventa, fotogramma dopo fotogramma, una filastrocca per bambini, e non tanto per il gioco inventato da papà Guido per il figlioletto Giosuè – di mascheramento della tragedia vissuta dalla propria famiglia – quanto per l’animo bambinesco e stravagante del protagonista stesso.
Fin dalle prime scene e dal bizzarro corteggiamento della maestrina Dora, impariamo a conoscere e amare questo personaggio che incarna alla perfezione il concetto che dà il titolo al film: la vita è bella e vale sempre la pena di essere vissuta, nonostante tutto. Non è un caso che, appena arrivato al campo, la fiaba destinata a Giosuè si estenda, in realtà, a tutti i deportati.
Una traduzione molto libera
Emblema, divertente e tragico al tempo stesso, è la scena della traduzione. All’interno della camerata, Guido si improvvisa interprete delle parole in tedesco del soldato, invitando tutti quanti, spettatore compreso, a credere alla sua fiaba.
Soldato: “Ascoltatemi tutti. lo dico soltanto una volta!“
Guido: “Comincia il gioco, chi c’è c’è, chi non c’è non c’è!“
Soldato: “Siete stati portati in questo campo per un motivo…“
Guido: “Si vince a 1.000 punti. Il primo classificato vince un carro armato vero.“
Soldato: “…per lavorare!“
Guido: “Beato lui!“
Soldato: “Ogni sabotaggio è punito con la morte. Le esecuzioni avvengono sul quadrangolare con degli spari alle spalle.” (si indica la schiena)
Guido: “Ogni giorno vi daremo la classifica generale da quell’altoparlante là. All’ultimo classificato verrà attaccato un cartello con su scritto ‘asino’, qui sulla schiena.“
Soldato: “Avete l’onore di lavorare per la nostra grande madrepatria e di partecipare alla costruzione del grande Impero Tedesco.“
Guido: “Noi facciamo la parte di quelli cattivi cattivi che urlano, chi ha paura perde punti.“
Soldato: “Non dovete scordare mai tre regole generali: 1) Non provate a scappare; 2) Seguite ogni comando senza fare domande; 3) Chiunque protesta viene impiccato. È chiaro?“
Guido: “In tre casi si perdono tutti i punti. Li perdono: 1) Quelli che si mettono a piangere; 2) Quelli che vogliono vedere la mamma; 3) Quelli che hanno fame e vogliono la merendina, scordatevela!“
Soldato: “Dovreste essere contenti di lavorare qui. Non succederà niente a quelli che rispettano le regole.“
Guido: “È molto facile perdere punti per la fame. Io stesso ieri ho perso 40 punti perché volevo a tutti i costi un panino con la marmellata.“
Soldato: “La compiacenza è tutto!“
Guido: “D’albicocche.“
Soldato (un altro soldato gli dice qualcosa all’orecchio): “Altra cosa…“
Guido: “Lui di fragole.“
Soldato: “Quando sentite questo fischio dovete venire rapidamente sul quadrangolare…“
Guido: “Ah, non chiedete i lecca-lecca perché non ve li danno: ce li mangiamo tutti noi.“
Soldato: “…Ogni mattina…“
Guido: “Io ieri ne ho mangiati 20.“
Soldato: “…Farete una fila, due persone di fianco…“
Guido: “…Un mal di pancia…“
Soldato: “…Ogni mattina…“
Guido: “…Però erano boni…“
Soldato: “…Per l’appello.“
Guido: “…Lascia fare.“
Soldato: “Altra cosa: lì dietro lavorerete. Capirete facilmente le dimensioni del campo.“
Guido: “Scusate se vado di fretta, ma oggi sto giocando a nascondino, ora vado, sennò mi fanno tana.“