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Dario Argento e il Ciclo delle Tre Madri

La Trilogia delle Tre Madri è stata scritta e girata nell’arco di tempo che va dal 1977 al 2007. Ciascun film – diretto dal maestro del thriller italiano Dario Argento – tratta di una delle Madri, una triade di antiche e malvagie streghe che con i loro poteri possono manipolare gli eventi del mondo.

La storia comincia all’alba dell’anno Mille, quando tre sorelle crearono l’arte della magia nera. Nell’800 le matriarche commissionarono all’architetto italiano Emilio Varelli, che all’epoca viveva a Londra, di progettare e costruire per loro tre case, poste in tre luoghi diversi del mondo: Friburgo, Roma e New York.

È da queste dimore che le tre Madri dominano il mondo «con il dolore, con le lacrime e con le tenebre». Il ciclo di Argento è uno dei meglio riusciti, assieme al cosiddetto “ciclo degli animali”, perché più ricercato, accurato, fine e meno “splatter” rispetto ad altri (ad esclusione del terzo film, La terza madre).

Il genio di Dario Argento fra esoterismo e horror

Il regista infatti è solito non risparmiare della crudeltà gratuita. L’abitudine di inserire effetti audio assordanti e improvvisi è relativamente limitato in queste tre opere.

E’ un ciclo adatto tanto agli amanti dell’esoterismo quanto agli ammiratori dell’horror genericamente inteso. Forse un giorno tutti i film di Dario Argento verranno riproposti come remake dal mercato USA.

Saranno sicuramente migliori, perché uniranno al “genio”, all’idea e alla sceneggiatura del regista romano (per cui ha simpatizzato persino Alfred Hitchcock) la fotografia, lo stile, il taglio cinematografico in cui, comunque sia, gli americani sono da sempre abili maestri.

Suspiria e il valore magico del ballo

Il primo film della trilogia, Suspiria, è ambientato in una scuola di danza, la “copertura” di una congrega di streghe. Viene scelta per il valore magico tradizionalmente attribuito da queste ultime al ballo: secondo tali credenze, alcuni movimenti del corpo condurrebbero al trascendente colui che li pratica.

Levana e le Nostre Signore del Dolore

Del resto le movenze del ballo erano usate, dall’Oriente alla Grecia antica, come segni della presenza di spiriti, demoni, presenze “della soglia”. L’argomento del trascendente veicolato dalla stregoneria è il filo conduttore di tutta la serie, che trae spunto dal romanzo Levana e le Nostre Signore del Dolore, una sezione del Suspiria de Profundis (1845) di Thomas de Quincey (1785-1859).

Il concetto di fondo del romanzo mitologico-filosofico-teologico è che, oltre alle tre Parche e alle tre Grazie, esistono anche tre Madri, genitrici di tutti i dolori dell’umanità. Queste sono Mater Lacrimarum (Nostra Signora delle Lacrime), Mater Suspiriorum (Nostra Signora dei Sospiri), e Mater Tenebrarum (Nostra Signora delle Tenebre). L’attributo di ogni donna (lacrime, sospiri, tenebre) è una diretta traduzione del loro nome dal latino (mater).

De Quincey, scrittore e giornalista, si inserisce nelle correnti romantiche sviluppatesi già pienamente nell’Inghilterra del suo tempo. Per un periodo l’autore cadrà nella dipendenza dalle droghe (oppio) e percorrerà, per certi versi, il filone letterario boudelaireiano.

Tre Madri: Disperazione, Sconforto, Morte

De Quincey volle seguire la tradizione magica dei numeri, indicando nel numero di tre le madri, legandosi, appunto, alla mitologia di questo numero. Con Mater Lacrimarum, De Quincey cerca la personificazione della Disperazione.

Mater Suspiriorum, invece, è la personificazione dello sconforto più totale, di chi non si ribella al proprio destino. La Mater più terribile di tutte è la terza: la personificazione dell’omicidio, della pazzia, della morte: Mater Tenebrarum.

L’autore del romanzo sembra abbozzare, teologicamente, l’essenza del male storicamente inteso in una trinitate diaboli. Come esiste per la religione cristiana il Padre, Figlio e Spirito Santo, esiste anche una trinità diabolica, malvagia: la morte, personificabile nel “padre della morte” ovvero Satana.

La personificazione “femminile” è data, probabilmente, dalla Grande prostituta della Bibbia, dell’Apocalisse. Le Tre madri dello scrittore e del regista rappresentano il male fatto persona, anzi, persone, un trinomio e una triade che agisce da secoli nella vita dell’umanità.

Inferno e l’umanità complice del “grande male”

E’ interessante notare come, nei film di Argento, gli esseri umani non sono mere vittime di questo palinsesto diabolico, ma attori, complici, loro malgrado, del “grande male” a causa delle loro piccole, grandi debolezze. Questo è palese nel secondo film, Inferno.

In questo modo la società tutta, e i suoi capi naturalmente, sono correi del sistema in cui le Tre Madri operano, come un burattinaio con sei braccia. Il libero arbitrio non sembra mai venire intaccato. Come dirà l’antiquario Kazanian: “Ce ne sono molti di misteri in quel libro, ma l’unico grande mistero della vita è che essa è governata unicamente da gente morta”.

Danilo Campanella

Nato a Roma nel 1984. E' laureato in filosofia a indirizzo storico-critico. Da anni impegnato in programmi di divulgazione ed educazione culturale, scrive per numerose testate giornalistiche e di divulgazione, sia cartacee che online. Artisticamente parlando si é occupato di fumetto (disegnatore e sceneggiatore) e di cinema (critico e recensionista). Ritiene che alcuni generi (fumetto e cinema horror e giallo) siano sottovalutati benché carichi di significato antropologico, filosofico e psicologico. Per questo motivo andrebbero meglio considerati e valorizzati, seppure con i dovuti "distinguo". Tra le sue collaborazioni in questo campo: NIF Productions; Spartan Project; Milano Top News; Nocturno.it
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