Nel vasto panorama della fantascienza, poche creature hanno lasciato un’impronta così indelebile come lo Xenomorfo, protagonista della saga sci-fi più terrificante della storia del cinema. Sin dalla sua prima apparizione nell’Alien diretto da Ridley Scott (1979), ha affascinato e spaventato il pubblico con il suo imponente aspetto, incarnando una natura letale e oscura.
Tuttavia, nel corso degli anni e attraverso i vari capitoli del franchise – ultimo Alien: Romulus (Fede Alvarez, 2024) lo Xenomorfo ha subito un’evoluzione sia nel design che nella caratterizzazione, riflettendo il cambiamento delle direzioni narrative e artistiche dei diversi registi coinvolti.
Le origini del terrore
Nel Prometheus di Scott – prequel che indaga le origini della serie aprendo una parentesi sugli Ingegneri – ma soprattutto nel successivo capitolo Alien: Covenant, viene presentato uno Xenomorfo in una forma primitiva e avvolta nel mistero, noto come Deacon.
Questa creatura rappresenta una fase embrionale del suo ciclo evolutivo. Il suo design si discosta dalle precedenti incarnazioni, presentando una struttura più organica e fluida, tale da riuscire a esprimere maggiore vitalità e adattabilità, suggerendo una connessione con il mondo biologico e naturale rispetto alle sue controparti più biomeccaniche.
Sebbene il Deacon porti ancora le influenze distintive del leggendario concept artist H.R. Giger, richiama elementi delle forme di vita terrestri, pur mantenendo un tocco di marcata alienità.
L’incubo della Nostromo
In Alien, lo Xenomorfo cresce e sprigiona il proprio mortale potere tra i corridoi e gli angusti ambienti dell’astronave Nostromo in navigazione tra le cupe ombre dello spazio profondo, laddove – come recita la celebre tagline – “nessuno può sentirti urlare“. Creato da H.R. Giger, il villain extraterrestre è una fusione di elementi biologici e meccanici che sfida le nostre concezioni di vita e tecnologia.
La sua nascita da un uovo, con la sua membrana translucida e gocce di un liquido misterioso che si condensano sulla superficie, è un momento di tensione pura. Quando il Facehugger salta fuori dall’uovo e si attacca al volto dell’ospite, il senso di angoscia e claustrofobia raggiunge il culmine. Questa fase larvale rappresenta una simbiosi implacabile: una volta impiantatosi, l’embrione muta in feto utilizzando l’ospite umano per nutrirsi.
La metamorfosi in un’entità adulta è un momento di eclatante rivelazione. Quando l’alieno emerge dal petto dell’ospite in un tripudio di sangue e viscere, l’equipaggio della Nostromo è costretto a confrontarsi con la vera natura della minaccia.
La regina degli Xenomorfi nell’Aliens di James Cameron
Nel sequel diretto da James Cameron, Aliens – Scontro finale del 1986, la saga ci mostra colei che produce le uova al cui interno crescono i Facehuggers, ovvero la regina degli Xenomorfi. Questa creatura enorme e altamente intelligente aggiunge un nuovo livello di complessità al ciclo di vita degli alieni.
Cameron voleva adattare lo Xenomorfo per integrarsi meglio con l’atmosfera bellica del film. Con H.R. Giger impegnato su un altro progetto, Stan Winston fu incaricato di rimodellare il mostro. La modifica principale riguardava l’eliminazione del carapace liscio sulla testa, poiché si temeva potesse essere vulnerabile durante le intense scene d’azione sostenute dalla coraggiosa Ellen Ripley, la grintosa J. Vasquez e tutti gli altri marines coloniali.
Questo ha conferito al mostro un aspetto più scheletrico e minaccioso, in linea con il tono aggressivo della pellicola. Per mantenere l’essenza del terrore cieco dello Xenomorfo originale, Winston e il suo team hanno rimosso le orbite, appena visibili attraverso il carapace nella versione di Giger.
L’Alien più animalesco di David Fincher
Con la regia di David Fincher, Alien 3 presenta uno Xenomorfo che si adatta a un nuovo ambiente ostile: un carcere di massima sicurezza su un pianeta prigione. In questo film torna il contributo della figura di Giger. Il design della creatura riflette le sue condizioni di vita più rudimentali, con un aspetto più magro e aggressivo che si sposa perfettamente con l’atmosfera cupa e oppressiva del film.
Inoltre, Fincher desiderava che lo Xenomorfo fosse più animalesco rispetto al passato. Pertanto, nella versione finale del prodotto, il design della creatura è stato reso molto più organico e meno meccanico, assumendo una sfumatura marrone anziché nera, consentendo un’ottimale mimetizzazione.
L’ibridazione con l’essere umano
Alien – La clonazione, diretto a Jean-Pierre Jeunet e uscito nel 1997, presenta una serie di nuove varianti dello Xenomorfo, nonché un’ibridazione con l’essere umano. Questo ibrido combina elementi dell’anatomia umana con le caratteristiche spaventose degli Xenomorfi.
Inoltre, acquisisce inediti movimenti notabili in particolar modo nelle sequenze acquatiche, in cui assistiamo a un’incredibile facilità di nuoto da parte della creatura.
Il Predalien
Nei due crossover Alien vs Predator e Alien vs Predator 2, gli Xenomorfi sono presentati in un contesto diverso. Ambientati sulla Terra, questi film narrano la storia di un gruppo di esploratori intrappolati in una battaglia tra due pericolose fazioni aliene, appunto gli Alien e i Predator, o meglio gli Xenomorfi e gli Yautja.
Nonostante il contesto differente, gli Xenomorfi mantengono le loro caratteristiche distintive, sebbene vi siano state apportate alcune modifiche. In particolare, viene accentuato l’aspetto biomeccanico, con arti superiori più sviluppati, evidenziando potenza e ferocia durante gli scontri. E quando un Facehugger riesce a impiantare l’embione in un Yautja, ecco generarsi una nuova forma di ibridazione, il Predalien, combinazione delle più pericolose abilità fisiche e mentali possedute dalle due specie predatrici.
Il Predalien ha una struttura cranica simile a quella dello Yautja, ma con le mandibole caratteristiche dello Xenomorfo. Questa fusione di elementi rende il Predalien una creatura visivamente impressionante.
In conclusione, l’evoluzione dello Xenomorfo nel corso della saga riflette non solo il progresso tecnologico degli effetti speciali, ma anche le sperimentazioni narrative e concettuali degli autori coinvolti. Dal design originale di H.R. Giger alla reinterpretazione moderna, lo Xenomorfo rimane una delle creature più iconiche della storia del cinema, continuando a spaventare e affascinare il pubblico con la sua presenza inquietante e il suo mistero ancestrale.
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