la cosa testa di ragno
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Gli effetti speciali de La Cosa di Carpenter nell’era pre-digitale

Buona parte del successo raggiunto dal cult fantahorror La Cosa si deve, congiuntamente alla riconosciuta abilità registica di John Carpenter, agli effetti speciali necessari per conferire credibilità d’azione all’alieno antagonista. Si sa che negli anni ’80 gli FX non potevano contare sulla tecnologia attualmente a disposizione delle produzioni hi-budget.

L’ingaggio della Motion Graphics e della Visual Concept Engineering

rob bottin al lavoro per La CosaPer realizzare questo avveniristico remake de La cosa da un altro mondo girato da Howard Hawks nel 1951 (con mezzi ben al di sotto del rudimentale), la Universal Pictures stanziò ben 15 milioni di dollari, la cifra più alta mai gestita da Carpenter prima di quel momento.

Fu così che la major ingaggiò per l’impresa la Motion Graphics e la Visual Concept Engineering, forti di crew già collaudate e competenze artistiche di primissimo livello.

Nuove strategie di animazione

autopsia la cosaIl tecnico degli effetti speciali Rob Bottin, allora ventitreenne, si preparò a portare faticosamente a termine una missione folle che lo avrebbe lanciato nel firmamento di Hollywood facendo schizzare le sue quotazioni. Al tempo si ritrovò a competere nientemeno che con Carlo Rambaldi – impegnato nella realizzazione di E.T. diretto da Spielberg – nella corsa al Saturn Award, poi vinto dall’italiano.

Non potersi ancora avvalere della moderna CGI – utilizzata invece a piene mani nel prequel del 2011 – significò sperimentare nuove strategie di animazione nel tentativo di non sfociare nel ridicolo o in un banale gioco di raffazzonamenti al limite del ludico. Inutile dire che Bottin compì il miracolo che la Universal e lo stesso Carpenter si aspettavano, a fronte di un carico di lavoro micidiale, reo di averlo condotto quasi all’esaurimento nervoso.

Meccanizzazione dei modelli: animatronic e passo uno

Dopo aver affrontato estenuanti sessioni diurne e notturne ininterrotte, il giovane tecnico FX cedette la scena dei cani in gabbia a Stan Winston e Roy Arbogast, incaricati della meccanizzazione dei modelli costruiti.

la cosa testa di ragnoLa resa della sequenza, semplicemente spettacolare per l’orrore che riuscì a trasmettere, nascose con cura tutta l’artigianalità impiegata nel manovrare i tentacoli della creatura, nient’altro che delle fruste abilmente mosse.

Il liquido spruzzato dalla cosa verso i cani constava in una miscela di chewing gum riscaldata, gelatina, crema di mais, marmellata e persino maionese. In una parola: disgustoso!

I movimenti della creatura e i corpi assimilati seguirono particolari tecniche realizzate con l’ausilio di statue modellate a mano, animatronic (pupazzi meccanici) e passo uno (conosciuto anche come stop motion, si avvale di riprese che catturano un fotogramma alla volta).

defibrillazione la cosaGli organi asportati dal cadavere a due teste erano di origine animale, reperiti da Bottin in una macelleria e utilizzati unicamente per questa scena, dato il forte odore nauseante.

Molto complicata si rivelò la sequenza della defibrillazione. In quel caso fu applicata una maschera a una controfigura realmente amputata con le sembianze del dottor Copper. Impressionante la tentata fuga della testa di ragno.

Tutti questi trucchi orchestrati sul set non fanno certo rimpiangere la post-produzione digitale, che si sarebbe sviluppata alcuni anni più tardi. Con La Cosa, Carpenter contribuì a rendere credibile l’incredibile. Merito dei cosiddetti practical effects tesi a un solo obiettivo, la verosimiglianza.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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