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Il lato oscuro della Dolce Vita

Nell’immaginario collettivo, La dolce vita di Federico Fellini rappresenta un momento solare nella storia del cinema italiano e internazionale, una specie di inno alla gioia mondana, in un’epoca (era l’inizio degli anni ’60) in cui nella vita sociale italiana si instillava il desiderio di cambiare e ci si apriva alle influenze d’oltreoceano con modi di fare e mode tipicamente americane.

Ma La dolce vita non è soltanto il bagno nella Fontana di Trevi: accanto al mito spensierato della donna e del piacere si nasconde qualcosa di molto profondo, che ha a che fare con la crisi esistenziale che attanaglia il nostro tempo. Un esempio lampante di quanto appena detto lo possiamo ritrovare nell’episodio di Steiner, l’intellettuale amico di Marcello.

Steiner, il punto di riferimento di Marcello

Marcello è un giornalista di gossip e uno scrittore fallito, continuamente diviso tra la sua vita reale e le sue intenzioni, i suoi propositi impossibili che lui stesso sa non si realizzeranno mai. Marcello è dunque il classico accidioso, e il suo inferno è la città, con le sue luci e i suoi caffè, con la sua cronaca mondana e con i flash dei paparazzi. Il suo destino è quello di essere continuamente distratto: nella sua vita non esiste un punto fisso e ciò che viene incominciato oggi, l’indomani è accantonato.

In questo vortice, l’unico riferimento costante sembra essere proprio lui, Steiner, con la sua casa accogliente e la famiglia, una moglie e due figli intelligenti quanto belli. Il suo salotto è sempre aperto per Marcello: lì si riuniscono i maggiori intellettuali del momento; lì dentro si declamano poesie, si discute, si sta insieme; lì si può ascoltare Steiner mentre esegue Toccata e fuga di Bach.

Una serata a casa di Steiner: il paradiso pagano degli intellettuali

La scena si svolge secondo il gusto visionario del regista. Da principio, vediamo soltanto la moglie di Steiner, la quale ci annuncia (è rivolta alla cinepresa, ma in realtà sta parlando a Marcello), davanti a una porta chiusa, che siamo di fronte alla casa di Steiner, dopodiché ci invita a entrare. La porta si apre, e prima di vedere qualcosa avvertiamo già il suono di una voce femminile che canta. Sembra quasi di entrare in un paradiso pagano, dove le anime suonano e cantano senza pensieri; una specie di Parnaso dei poeti.

Steiner all’improvviso si alza, emerge dalla piccola folla. Fa segno a Marcello di tacere, e lo conduce in un punto nel quale lo può salutare, e lo accoglie fraternamente. A un certo punto della serata, Steiner si isola e si ferma a contemplare il cielo notturno e le luci della città. Marcello lo raggiunge e, colto da un moto improvviso, gli dice:

Fammi venire più spesso da te! La tua casa è un vero rifugio, sai? I tuoi figli, tua moglie, i tuoi libri, i tuoi amici straordinari… Io sto perdendo i miei giorni; non combinerò più niente.”

A un certo punto, Steiner si allontana nuovamente e si dirige nella stanza dei suoi figli. Le voci intorno a lui lentamente cessano, come se l’universo intero scomparisse. La cortina che circonda i loro letti rappresenta la barriera protettiva che lui, Steiner, ha posto tra i suoi figli e il mondo. Quando poi, avvicinatosi a una finestra (un altro simbolo di protezione dal mondo), si rivolge a Marcello, che lo aveva seguito, gli parla in questo modo:

Qualche volta, la notte, quest’oscurità, questo silenzio mi pesano. È la pace che mi fa paura. Temo la pace più di ogni altra cosa. Mi sembra che sia soltanto un’apparenza, e che nasconda l’inferno.

Inermi di fronte all’imprevisto

È l’apparente sicurezza, l’ovvietà, la normalità cui ci condanna il sistema economico e sociale; in una parola, la garanzia di una vita già pronta, assemblata, servita su un piatto d’argento e dotata di ogni agio e comfort: è proprio quello che gli fa paura. Infatti, cosa si nasconde dietro tutta questa banalità? Cos’è che ci sfugge, cos’è che non vogliono farci vedere?

E tutta questa profusione di carezze, inviti, di promesse false. Tutto questo programmare e insorgere di sempre nuove offerte. Quest’appiattimento interno che si insinua nelle nostre coscienze, non ci rendono definitivamente inermi di fronte all’imprevisto?

Ed è così che, un giorno, Marcello viene contattato dalla polizia. Si è verificato un omicidio, e proprio in casa del suo amico. Marcello accorre, e si trova davanti a tre cadaveri. Uno di essi è Steiner, gli altri sono i suoi bambini. Li ha uccisi lui, nel sonno, prima di spararsi un colpo in testa. Anche l’ultima certezza di Marcello, l’ultimo rifugio è crollato.

Di lì a poco, Marcello si recherà col commissario in strada ad aspettare la moglie dell’amico, ancora ignara di quanto accaduto. Tutt’intorno, i paparazzi sono pronti a immortalare le espressioni della donna, quando verrà a sapere che i suoi figli e suo marito sono morti perché lui aveva paura.

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