E’ sicuramente nota l’attrazione che Federico Fellini aveva per il mondo circense. Fin da piccolo lo attraeva tutto quello che lo poteva portare fuori dalla realtà, in mondi fantastici, popolati da personaggi straordinari e fuori dall’ordinario. Una passione radicale, oseremmo dire un’ossessione, una lente con la quale guardare il mondo.
La sua visione della realtà era profondamente intrisa di amore per il circo e per i clown in particolare, e proprio per questo gli venne congeniale rappresentare nei suoi film persone appartenenti a questo mondo.
La dialettica tra il clown Bianco e il clown Augusto
Fellini costruì i suoi personaggi in base alla dialettica tra il clown Bianco e il clown Augusto. Il primo costituisce la figura dominante, colui che ordina e impone le sue regole. Il secondo, invece, è colui che si ribella alle regole e allo stile di vita del clown bianco (in generale con i caratteri del clochard).
Fellini, oltre a costruire identità clownesche nelle sue opere, si circondò nella vita di personaggi dalle chiare caratteristiche circensi, molto spesso spiccatamente involontarie. Due su tutti, Nino Rota e Giulietta Masina.
Nino Rota, il clown inconsapevole
Rota è il compositore della maggior parte delle colonne sonore dei film felliniani, ed è definito proprio un “clown inconsapevole, ignaro di tutto ciò che lo circonda“.
Giulietta Masina, il clown asessuato
L’altra è la moglie di Fellini, Giulietta Masina, il suo “clown asessuato”. La Masina è stata la perfetta interprete dei personaggi più circensi dell’intera filmografia felliniana: Gelsomina in La strada e Cabiria ne Le notti di Cabiria.
Per il regista riminese, infatti, la moglie Giulietta “ha gli stupori, gli sgomenti, le improvvise esplosioni di allegria ma anche gli altrettanto improvvisi rattristamenti di un clown”.
Le atmosfere del circo nella filmografia di Fellini
In generale, si può facilmente affermare che le atmosfere del circo influenzano tutta la filmografia di Fellini, dall’esordio Luci del varietà (1950), scritto a quattro mani con Alberto Lattuada, a La voce della Luna (1990).
La sua filmografia rappresenta un’evoluzione stilistica della “maniera felliniana” e il mondo del circo è uno degli aspetti principali che il regista utilizza per la caratterizzazione del proprio mondo immaginario. Basti pensare, ad esempio, ai grotteschi personaggi della riproposizione filmica del Satyricon di Petronio in Fellini Satyricon, oppure all’eterogenea varietà di “clownesche” presenze di una Rimini raccontata in Amarcord.
Il corrispettivo nordico: Ingmar Bergman
Nell’ambito del fascino che il circo ha esercitato sul cinema di Fellini, utile è il confronto con la figura del clown cara a Ingmar Bergman. Bergman, autore talvolta accostato a Fellini, rappresenta una sorta di corrispettivo “nordico”.
Il clown, per il regista svedese, può raffigurare un concentrato di pulsione spettacolare, in netta corrispondenza con ciò che Fellini cercava di imprimere nell’immaginario collettivo tramite i suoi personaggi.
Il mondo circense: la chiave dei sogni tra realtà e fantasia
In definitiva, Fellini è il regista che più in assoluto ha immesso nelle proprie opere il mondo inconsapevole dei sogni, costruendo un viaggio sterminato nei territori della fantasia e dell’indefinitezza.
E’ stato il regista che ha visto nel mondo circense la chiave per rappresentare una realtà fondamentalmente fantastica e bizzarra, ma eccezionalmente brillante.