Dietro quella faccia da mansueto e pacioccoso signorotto distinto si nasconde uno spietato aguzzino, abituato ad avere tutto ciò che vuole, a non essere mai contraddetto. Quando compare per la prima volta in Strade violente (1981), Michael Mann ne consegna allo spettatore una visione illusiva e distorta, ovverosia quella di un attempato ricettatore sicuro di sé ma assai accomodante e ossequioso nei confronti dell’abilissimo Frank (James Caan), ladro dedito soltanto a grosse rapine, astuto, guardingo, un freelance senza vincoli né padroni.
Leo (Robert Prosky), tuttavia, non è affatto chi vuol far credere. È un boss e dei peggiori, la cui eloquenza e capacità di convincimento riesce a far breccia persino in uno come Frank, che accetta infine di prestare per l’ultima volta in carriera i suoi preziosi servigi a fronte di tanti, tanti soldi e promesse che verranno solo in parte rispettate.
Leo ne fa con l’inganno un affiliato introducendolo nell’organizzazione, dandogli una casa ed esaudendo il desiderio dello scassinatore, adottare un figlio da allevare insieme a Jessie.
Le parole del boss Leo
Il colpo finale riesce ma il giorno della riscossione, Frank ottiene una busta di soli 80.000 dollari contro gli oltre 800.000 pattuiti. Il resto Leo lo ha investito, nel tentativo di legare a sé quell’uomo, la sua ariete e punta di diamante.
Incassa un netto rifiuto e un ultimatum, la consegna della somma residua entro 24 ore. Un boss come lui non può sottostare a un out out, né ricevere un no così secco e risoluto. Farà uccidere dai suoi scagnozzi Barry, il partner di Frank, lo farà sciogliere nell’acido davanti agli occhi dell’amico pronunciando probabilmente la più crudele minaccia mai sentita nella storia del cinema:
“Guarda cosa è successo al tuo amico, perché tu vuoi andare controcorrente. Tutto quello che ho fatto per te lo hai considerato merda. Non ti va di lavorare per me? Cos’è che non ti va? E poi ti presenti armato in casa mia. Tu, disgraziato miserabile avanzo di galera. Fai paura… perché non te ne frega più di niente, ma non mi venire più a raccontare le tue stronzate da lurido galeotto perché ci vuole ben altro per me, lo capisci coglione?
Tu hai una macchina, una casa e gli affari, una famiglia… e io sono il padrone assoluto della tua lercia vita. Prenderò quella puttana di tua moglie a farsi sbattere da tutti i negri e i portoricani della città! Tuo figlio è mio perché l’ho comprato io. E l’ho solo affittato perché io distruggerò tutta la tua famiglia… il tuo David e la tua Jessie.
La gente se li mangerà a pranzo dentro gli hamburger senza saperlo! Percepirai la paga che dico io. Farai quello che dico io. Io do gli ordini a te, non ci sono discussioni. Se mi va lavorerai fino a che non sarai distrutto, non sarai in prigione o sarai morto. Hai capito? Tirati su ed esegui!”