Ne L’avventura del Poseidon – film del 1972 diretto da Ronald Neame e prodotto dal “re del genere catastrofico” Irwin Allen – un transatlantico viene travolto da un’onda enorme in seguito a un terremoto di profondità, si capovolge e infine affonda. Non un iceberg come per il tristemente famoso Titanic ma una scossa nell’oceano e uno tsunami mettono la parola fine al Poseidon.
All’interno muoiono tutti tranne uno sparuto manipolo di sopravvissuti tratti in salvo dopo una lunga odissea e grazie alla straordinaria determinazione del Reverendo Scott (Gene Hackman), giovane curato d’animo caparbio, anticonvenzionale e controcorrente. Lui, la sua energia e il suo credo rendono il finale della famigerata avventura meno tragico.
La volontà di fede del Reverendo Scott
Scott, uomo di ferrei principi e con una volontà di fede espressa nella forza individuale dell’esistere, di affermarsi e far sentire la propria voce, si fa conoscere già nei primi minuti di pellicola durante la conversazione con l’anziano cappellano John, al quale comunica il proprio dissenso in relazione allo sterile spirito conservatore della Chiesa, istituzione che, a suo dire, vorrebbe tutti raccolti in preghiera a supplicare. Un paradosso se si pensa al libero arbitrio concesso da Dio ai suoi figli fin dai primi passi sulla Terra.
La tempra e la ribellione di Scott prendono forma in un dialogo che spiega il motivo per cui il reverendo è sul Podeidon, tracciandone un ritratto limpido, immediato, da vero predestinato a una missione più grande.
Reverendo Scott: “Mettersi in ginocchio e pregare Dio che ci dia una mano… E allora sperare che tutto vada bene. Stupidaggini! Non è questo il mio sistema. Vuoi consumarti le ginocchia pregando Dio di aver caldo quando geli in una baracca in febbraio? Ti crescerebbero i ghiaccioli sulle mani in preghiera. Se muori di freddo si bruciano i mobili, si dà fuoco un po’ a tutto ma non ci si inginocchia!”
Cappellano John: “Un punto di vista non molto ortodosso, vero Scott?”
RS: “Ma realistico! La Chiesa deve servire a qualcosa di più positivo delle preghiere.”
CJ: “Se lo dice nelle sue prediche, è un miracolo che sia ancora ministro del culto. O non lo è più?”
RS: “Eccome se lo sono! Irritato, ribelle, critico. Un rinnegato, privato dei suoi cosiddetti ‘poteri spirituali’, ma non mi hanno spretato.”
CJ: “Boh, sembra che lei sia contento della punizione.”
RS: “Punizione? Ah, ah, mi hanno fatto un piacere, questa è la verità! Mi spediscono in un nuovo paese africano. Ho dovuto cercare sulla carta geografica per scoprirlo! Il mio vescovo non lo sa ma mi ha fatto esattamente il regalo che volevo! Cioè un po’ di spazio. Libertà! Vera libertà! Libertà di buttare via tutti i trucchi, tutte le trappole… e la libertà di scoprire Dio a modo mio!”