“Capitano Cutshaw, perchè si possa arrivare a mantenere spontaneamente la vita servono prima un centinaio di milioni di molecole di proteine, la nona configurazione, ma dato l’immenso spazio del pianeta Terra, sai quanto ci vorrebbe per far apparire la vita con una sola molecola di proteine così, assolutamente per caso? Prova a fare questo conto: da 10 a 242 anni elevato alla terza. Si arriva ai margini dell’infinito e io trovo questo molto più fantastico del semplice credere in un Dio.”
Un voice over accompagna la scena più iconografica, onirica, straniante e visionaria de La nona configurazione, film diretto nel 1980 da William Peter Blatty. Ciò che viene detto esige una contestualizzazione precisa per essere adeguatamente compreso.
DNA e proteine: la prova scientifica dell’esistenza di Dio?
Darwin ha tentato di spiegare la capacità degli amminoacidi galleggianti nel brodo primordiale di formare le proteine necessarie a creare, o meglio costruire una cellula. Tali proteine constano di un montaggio assai complesso di amminoacidi, assemblati in modo estremamente specifico e in un ordine molto preciso. Ogni proteina corrisponde a un montaggio unico di amminoacidi, uniti precisamente per definire la forma specifica di quell’unicum proteico. In sintesi: gli amminoacidi vengono messi insieme in modo non casuale.
Questa asserzione non può essere slegata dal concetto di acido nucleico, come il DNA, contenente le informazioni genetiche necessarie allo sviluppo, all’omeostasi e alla riproduzione di tutti gli esseri viventi. Il DNA istruisce e detta la costruzione delle sequenze di amminoacidi, ovvero le proteine.
DNA e proteine porterebbero a qualcosa di eccezionale, dibattuto da millenni: la prova scientifica dell’esistenza di Dio, inteso quest’ultimo non nei termini di una singola codificata religione bensì a livello universale ed entitario, addirittura incrementale. Allora si risale alla prova aristotelica secondo cui il divenire esige un motore immobile, seguita da una seconda prova per mezzo della quale l’ordine dell’universo ha bisogno necessariamente di un Ordinatore supremo.
La nona configurazione: dal romanzo al film
Dio esiste? La scienza purtroppo non lo può dimostrare e nemmeno la teologica macchina di convinzioni a monte di ogni religione o credo collettivo. Immanuel Kant asseriva che “Dio non può esistere solo nella mente, perché altrimenti non sarebbe ‘ciò che è più grande’” Ne era consapevole William Peter Blatty quando scrisse nel 1966 il romanzo Twinkle, Twinkle, Killer Kane e 12 anni più tardi il suo reworking The Ninth Configuration, la chiusura di un cerchio trasposto sul grande schermo con il medesimo titolo, reso in italiano con La nona configurazione (1980).
Si tratta di una pellicola che non sarà mai replicabile, resa speciale e rivelatoria per il “miracolo” che si manifesta tra le mura del castello in cui è ambientata la storia. Vi sono internati reduci del Vietnam afflitti da traumi mentali sfociati in una follia che, in ognuno di loro, ha generato una distinta visione della vita, un’interpretazione oscura e geniale dell’esistenza. Per buona parte del tempo, Blatty fa credere allo spettatore che i pazienti siano completamente alienati dalla razionalità, isolati nei rispettivi mondi inaccessibili ai “normali”.
Kane vs Cutshaw: confronto verbale sull’esistenza di Dio
Un solo uomo prova a trovare la chiave per entrare in ognuna delle intricate dimensioni personali, il colonnello Kane, uno psichiatra junghiano senza camice, anch’egli soldato, anch’egli addolorato dai dubbi amletici, quelli che fanno più soffrire chi si interroga in cerca di risposte. E quale domanda potrebbe essere più totalizzante se non: Dio esiste?
Allo stesso tempo, Kane ha maturato da tempo una convinzione – che l’umanità sia stata creata, non emersa dal caso – e la difende strenuamente durante un acceso confronto verbale con Billy Cutshaw, ex astronauta e anima ferita, crollato psicologicamente alla vigilia di un’importante missione sulla Luna. Il dialogo si compone di parole pesanti, l’apice espressivo del film.
C: “Ma chi sei tu? Dimmi chi sei. Sei troppo umano per essere umano! Non lo so. Potresti essere P.T. Barnum. P.T. Barnum scanna un sacco di agnelli prima, e poi mette in quello che è lo zoo del suo circo una deliziosa pantera insieme a un agnellino. Quello che è molto divertente è che nemmeno si parlano, però il pubblico non si accorge assolutamente dell’inganno. Guarda soltanto: una pantera e un agnello, vedi? Non riescono nemmeno a litigare, e non si chiedevano la ragione, sai? Ma vedi, quello che il pubblico non ha mai saputo è che quell’agnello non fu mai sempre lo stesso animale, mai. Quella figlia di una puttana di una pantera riuscì a mangiarsi per ogni singolo giorno e per 300 giorni di seguito un agnello. Fu uccisa soltanto per aver chiesto una mentuccia in salsa. Gli animali sono innocenti. Perché devono soffrire? Perché devono soffrire i bambini? Vuoi dirmi perché? Tu sai dirmi perché un bambino deve soffrire e morire?”
K: “E perché gli uomini sì?”
C: “Oh andiamo… Non è da te, non devi chiedermelo. Ce le hai delle risposte precise. Il potere della sofferenza nobilita l’uomo. Come faresti a chiamarti uomo e dichiararti diverso da un panda che sa giocare a tennis se non avessi l’assoluta possibilità della tua sofferenza? Allora, dimmi cosa ne pensi degli animali. Forse la sofferenza rende nobili i tacchini? Perché tutta la creazione è basata sul tigre mangia tigre o sull’altra storia tipo pesce piccolo mangia pesce grosso? Gli animali sbraitano per il dolore! Tutta la creazione è una piaga aperta, una presa per il culo, un casino!”
K: “Il peccato originale può essere la causa.”
C: “Allora perché quel pallone gonfiato non scende a dircelo? Forse gli cominciano a mancare gli appoggi giusti?”
K: “Stai chiedendo dei miracoli.”
C: “No, gli chiedo solo di sbrigarsi e lasciare libero il cesso. Altri dei logorroici e strani attendono il loro turno.”
K: “Probabilmente Dio non vuole intervenire nei nostri affari.”
C: “Sì, l’ho già notato.”
K: “Forse lui non vuole perché un suo intervento potrebbe sconvolgere tutti i suoi piani futuri. Una possibile evoluzione dell’uomo nel mondo così inspiegabilmente bella da giustificare ogni pena e qualunque sofferenza che sia mai stata vissuta.”
C: “Io dico che è robaccia che non vale niente.”
K: “Tu sei convinto che Dio è morto perché c’è tanto male nel mondo.”
C: “Sì, è così!”
K: “E perché non credi che sia vivo per le dolcezze che ci sono ancora nel mondo?”
C: “Ma quali dolcezze?”
K: “Sono permeate nell’uomo.”
C: “Tu sei da manicomio!”
K: “Se non siamo altro che degli atomi, molecole strutturali senza differenza sostanziale da questa scrivania o una penna, dimmelo allora tu perché mai dovremmo dirigerci irresistibilmente verso mete di natura egoistica. Io sono convinto che si viva ancora d’amore nel mondo. Voglio dire quell’amore che solo in Dio puoi cercare di trovare. E un uomo può ancora dare la sua vita per un altro!”
C: “Nessun uomo lo ha fatto.”
K: “Ti sbagli, è stato provato.”
C: “Fammi un solo esempio.”
K: “Succede sempre, in ogni momento.”
C: “Io voglio un solo esempio.”
K: “Un soldato che decide di buttarsi con decisione sopra una mina o granata per evitare che altri uomini della sua squadra possano perire con essa.”
C: “Questa è soltanto un’azione riflessa. […] Ora fammi un solo esempio, solo uno che tu hai vissuto personalmente. Uno solo.”
[Silenzio]
C: “Credevo che l’avresti fatto. Domani è domenica, mi ci porti tu a messa?”