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La sveglia di Fantozzi

A volte sembra quasi surreale scoprire quanto un film di quasi cinquant’anni fa possa essere ancora oggi attuale. In un nebbioso lunedì mattina ci si può riscoprire così a canticchiare “Sveglia e caffè, barba e bidet, presto che perdo il tram…” e, con il sorriso sulle labbra, avere un rivelazione su una di quelle scene che non tramonteranno mai: Fantozzi e la sua sveglia cronometrata.

Noi, figli di una generazione in perenne movimento, abituata a pianificare ogni spostamento; noi, i cittadini imbruttiti, quelli che non approvano ma “mettono un like”, non rispondono ma “ti danno un feedback”, sempre alle prese con qualcosa che li manda in “sbatti”. Insomma, noi apparentemente così evoluti, così padroni del mondo, in realtà non siamo tanto diversi dal povero ragionier Fantozzi.

Al lavoro ogni mattina

Andiamo al lavoro ogni mattina, sempre come se si andasse al patibolo, con gli occhi pesti, due bagagli da stiva sotto gli occhi e la tragica consapevolezza di una giornata che si sa quando comincia ma non si sa quando finisce. Probabilmente il nostro ufficio non si trova in un sottoscala ma in un luminoso e asfissiante open space però, nella sostanza, poco cambia.

Ci ritroviamo alle prese con superiori dispotici, colleghi urticanti e tresche da ufficio. E, soprattutto, subiamo l’ansia del cartellino. Quindi, così come il buon ragionier Ugo, negli anni affiniamo una tecnica di recupero del sonno, cercando di limare tutte le attività mattutine, in modo da poter dormire il più a lungo possibile. E, come lui, quasi sempre ci riusciamo, salvo tragici imprevisti.

La sveglia calcolata sul filo dei secondi

Probabilmente oggi quel Fantozzi di Luciano Salce indosserebbe una camicia slim fit, vivrebbe in un loft con arredi di design e mangerebbe biscotti secchi ipocalorici per colazione ma, tutto sommato, tenterebbe ancora di prendere l’autobus al volo, trovandolo ovviamente già pieno in quella corsa che conduce tanti altri come lui, disgraziati come lui, in quell’ufficio che sarà prigione per gran parte della giornata.

Per arrivare a timbrare il cartellino d’entrata alle 8.30 precise, Fantozzi sedici anni fa cominciò col mettere la sveglia alle 6 e un quarto: oggi, a forza di esperimenti e perfezionamenti continui, è arrivato a metterla alle 7.51… vale a dire al limite delle possibilità umane! Tutto è calcolato sul filo dei secondi: cinque secondi per riprendere conoscenza; quattro secondi per superare il quotidiano impatto con la vista della moglie più sei per chiedersi, come sempre senza risposta, cosa mai lo spinse un giorno a sposare quella specie di curioso animale domestico; tre secondi per bere il maledetto caffè della signora Pina… tremila gradi Fahrenheit; dagli otto ai dieci secondi per stemperare la lingua rovente sotto il rubinetto; due secondi e mezzo per il bacino a sua figlia Mariangela; caffelatte con pettinata incorporata; spazzolata dentifricio mentolato su sapore caffè, provocante funzione fisiologica che può così espletare nel tempo di valore europeo di sei secondi netti. Ha ancora un patrimonio di tre minuti per vestirsi e correre alla fermata del suo autobus che passa alle 8:01. Tutto questo, naturalmente, salvo tragici imprevisti…

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