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La vagina dentata: un atavico spauracchio dell’uomo

Un titolo simile genera tendenzialmente due risposte: curiosità o fastidio. Forse perché da sempre l’organo sessuale femminile è stato reso talmente invisibile da generare attorno ad esso una sorta di alone di mistero? O perché, come tutto ciò che decidiamo di far diventare un tabù, ci attrae tanto quanto si tenta di respingerlo?

La vagina dentata, però, altro non è che il frutto della paura inconscia dell’uomo verso quest’entità così mostruosa e sconosciuta. Ha radici lontane nel tempo ma la troviamo ovunque, dal Nord America all’Asia sud-orientale, tra miti, leggende e raffigurazioni. Tra i nativi sud-americani erano donne che piovevano dal cielo per rubare dai tetti le carni agli uomini.

Altre credenze narrano di zanne protettrici delle vergini che solo il vero amore può addomesticare, mentre durante la guerra del Vietnam erano prostitute alleate con i Vietcong che inserivano nelle loro vagine lame di rasoio o pezzi di vetro per mutilare i Marines.

La donna e la sua arma: declinazioni letterarie e psicologiche

I riferimenti sono tantissimi e provenienti da luoghi e tempi diversi ma, nonostante le differenze, tutti i racconti hanno lo stesso nucleo narrativo, seppur declinato in due varianti.

Nel primo caso troviamo al centro la donna e la vagina dentata diviene un’arma: solo così potrà proteggersi e vendicarsi dai soprusi e dagli stupri degli uomini. Nel secondo caso invece, nonché il più comune, la donna si trasforma in una sorta di mostro che seduce e attira l’uomo per poi mangiarselo o castrarlo.

Di questa seconda variante parla anche Sigmund Freud, sebbene il termine specifico non sia stato ritrovato nelle sue opere: secondo quest’ultimo, rievocherebbe la paura atavica dell’uomo nei confronti della sessualità femminile, percepita come misteriosa, allettante e distruttiva.

In ogni caso la vagina dentata sembra rappresentare un vero e proprio motivo che ripercorre tutte le epoche coinvolgendo anche la letteratura e la cinematografia continuando a suscitare una sorta di fascinazione e interesse anche ai giorni nostri, e sempre tenendo presente che si tratta di pura e semplice fantasia.

L’immagine della vagina dentata viene ripresa da tantissimi scrittori, da Landolfi a Stephen King, e sull’argomento è stato anche scritto un saggio abbastanza recente di Roberto Lionetti e Luisa Iovine, intitolato “Sul mito della vagina dentata. 32 simboli. Denti, morsi e vagine dentate.

La vagina dentata nel cinema

La stessa presenza la riscontriamo anche nel cinema. Sembrerebbe, infatti, che in una scena di Velluto Blu di David Lynch la camera si dilunghi su una parete in cui vi è un oggetto appeso che ricorda appunto una vagina dentata.

Più recentemente questo simbolo si è fatto protagonista di un film di Mitchell Lichtenstein, Denti (2007), in cui una giovane ragazza scoprirà di avere questo potere proprio il giorno in cui un uomo tenterà di stuprarla.

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Camilla Vigiani

Camilla, classe 1998, diplomata al liceo classico, laureata in Lettere presso l’Università degli Studi di Macerata e laureanda in filologia moderna presso la Sapienza. Da sempre appassionata di cinema e letteratura, mi cimento per la prima volta nel ruolo di scrittrice con il tentativo di apportare uno sguardo semiotico alla lettura delle opere che ci si presentano. Il mio interesse, a prescindere dal genere che ho di fronte, è sempre quello di andare oltre ciò che vedo per catturare ogni possibile significato oltre quello apparente.
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