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Lightsaber: colori, funzionamento e significato delle spade laser nella saga di Star Wars

Il cinema crea storie e le storie vengono raccontate tramite l’utilizzo di oggetti di scena, che giocano un ruolo fondamentale nell’impatto visivo ed emotivo nello spettatore. Tra questi, la spada laserlightsaber, letteralmente “sciabola di luce” – è uno degli elementi chiave dell’intera saga di Star Wars ideata dal grande George Lucas e iniziata nel 1977.

La spada è da sempre associata a gesta eroiche o di guerra, ma nel caso di Guerre Stellari ciò che cambia è la composizione al di là della classica impugnatura. Si estende in una lama, sì, ma energetica, che viene proiettata grazie alla presenza, al suo interno, dei cristalli Kyber: questi ultimi sono fondamentali poiché legati alla Forza ma anche alle peculiarità del soggetto che brandisce l’arma.

Un tratto distintivo: il colore

Il tratto interessante legato alle spade laser nello Star Wars Universe è sicuramente il colore, il cui dualismo è legato principalmente ai Jedi e ai Sith. Da una parte la Forza, dall’altra il suo Lato oscuro.

Se i primi perseguono ideali puri all’insegna dell’armonia, i secondi sono trascinati da emozioni negative e dalla sete di potere. Non a caso i Jedi possiedono lightsaber di colore verde (Yoda, Luke Skywalker, Qui-Gon Jinn), che simboleggia saggezza e un alto livello di connessione con la Forza (inizialmente era stato scelto il blu ma non risaltava abbastanza nelle scene all’aperto).

I Sith utilizzano invece spade laser di colore rosso poiché sono in grado di fabbricare i propri cristalli – non avendo accesso ai Kyber trovati sul pianeta Ilum – piegandoli alle emozioni negative e facendoli “sanguinare”.

Cinematograficamente, il rosso è il simbolo associato a odio, rabbia, violenza. Altri colori visti in alcuni episodi della saga sono il giallo, usato per le spade laser a doppia lama delle guardie Jedi, e il bianco, simbolo di purezza, indipendenza e rifiuto del lato oscuro, utilizzato da Ahsoka Tano in Star Wars Rebel.

La spada laser nera appartiene invece ai Mandaloriani, viene tramandata di generazione in generazione e simboleggia lo spirito di un leader. Una curiosità è legata invece al viola, colore misterioso e regale, voluto fortemente dall’attore Samuel L. Jackson poiché il suo preferito e perfetto nel far risaltare il maestro Windu. Rappresenta equilibrio tra i due lati della Forza.

Dal punto di vista squisitamente estetico, la costruzione delle coreografie di combattimento non fa che enfatizzare al massimo il potere del colore, insieme al tipico “ronzio” delle spade, e l’importanza che racchiude come veicolo di trasmissione di emozioni. Splendide le varianti a doppio laser ed elsa a croce create rispettivamente per l’acrobatico Darth Moul e Kylo Ren.

Riproduzioni e prospettive tecnologiche di un oggetto di scena

Se si pone invece l’accento sull’impatto culturale, la spada laser non è più solo un oggetto fittizio ideato per il grande schermo. Con il passare degli anni è cresciuto il mercato dei gadget e cimeli da collezione che ogni fan di opere cinematografiche come Star Wars desidera avere nella propria camera o esposto in bella vista.

Esistono riproduzioni curate nei minimi dettagli che provano ad assomigliare fedelmente alle “vere” spade laser, con le tecniche moderne dalla parte dei produttori che permettono di fondere i giusti materiali (soprattutto il metallo) alla tecnologia led, con un sistema di accensione e colorazione variabile.

Certo, non tagliano né bruciano nulla (per fortuna!) ma c’è da dire che le lightsaber di ultima generazione non hanno nulla da invidiare a quelle sviluppate dalla troupe di George Lucas. Disney e Hasbro avevano già annunciato, negli ultimi anni, aggiornamenti di nuovi meccanismi di sviluppo delle spade laser più evolute anche nei movimenti e nei suoni.

Per ora pare impossibile avvicinarsi ad una tecnologia avanzata come quella scaturita dai cristalli Kyber. Chissà se sono nascosti da qualche parte sul nostro Pianeta Terra.

Nel frattempo… may the force be with you.

Ilaria Becattini

Nata a Velletri, nel cuore dei castelli romani. Classe 1996. Già in tenera età il cinema mi teneva incollata allo schermo e ho deciso di voler capire, da grande, come funzionassero i magici ingranaggi della Settima Arte. Mi sono laureata al Dams di Roma Tre nel 2020 con una tesi sull'importanza del colore come veicolo di trasmissione delle emozioni. Sono oltremodo curiosa, amo alla follia i backstage, i retroscena e i particolari delle storie dietro la nascita dei film. Il mio mantra? "Good films make your life better".
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