Longlegs è uscito nelle sale italiane il 31 ottobre dello scorso anno, eppure continua a far parlare di sé.

Photo credit: Courtesy of NEON
Il film – diretto da Oz Perkins (primogenito di Anthony Perkins) – segue le vicende della giovane agente dell’FBI Lee Harker (Maika Monroe), che cerca di risolvere diversi casi di brutali omicidi-suicidi, in cui vengono ritrovati messaggi in codice firmati “Longlegs”. La sequenza di apertura si è affermata come una delle più emblematiche del cinema horror degli ultimi anni.
L’inquadratura iniziale in formato 4:3 è unica perché allo spettatore viene presentata, inaspettatamente, la figura del serial killer interpretato da un irriconoscibile Nicolas Cage, seppur soffermandosi solo su alcuni particolari. In questo modo solo la bambina che vediamo circondata dal freddo giardino innevato della sua casa riesce a trovarsi faccia a faccia con lui, e ciò non fa che aumentare trepidazione e curiosità nello spettatore.
La macchina da presa si sofferma sulla parte finale del viso e sul busto di Longlegs: da quel poco che vediamo il volto è gonfio, truccato di bianco; le labbra sono altrettanto gonfie e rosse, e dei capelli sfibrati, quasi bianchi, cadono verso le spalle; il suo tono di voce è insolitamente alto.
Anche quando pensiamo di poterlo vedere in toto, Longlegs risulta sempre sfuggente, come nella scena in cui la commessa della ferramenta (Bea Perkins, figlia del regista) ha a che fare con lui: quest’ultimo si copre subito il viso facendo un gioco con le mani.
Longlegs, un’inquietante incognita
L’incognita attorno alla sua figura viene portata avanti anche con un altro espediente: l’aspetto reale di Nicolas Cage è stato tenuto nascosto a Maika Monroe. L’attrice ha visto per la prima volta Cage/Longlegs durante la scena dell’interrogatorio, e il risultato è stato pazzesco. La Monroe è rimasta talmente scioccata dall’insieme di cerone, protesi, postura e voce di Cage che il suo battito cardiaco è schizzato a 150/m, facendo risultare la sequenza del dialogo tra l’agente Harker e il villain ancora più inquietante e angosciante:
“Oz non mi aveva lasciato vedere nessuna foto o altro. Sapevo che Cage era seduto sulla sedia del trucco da diverse ore, ma non avevo idea di cosa avrei visto! È stata un’esperienza totalmente surreale, che non dimenticherò mai.“
Il film è memorabile anche per un altro coefficiente: la fervente dedizione di Longlegs a Satana, a quanto pare, spiega il suo aspetto pallido e plasticoso, a dir poco raccapricciante. Il volto di Longlegs è il risultato di ripetuti interventi di chirurgia plastica andati male, come spiegato dal makeup artist Harlow MacFarlane:
“Il suo problema è che sta cercando di rendersi bello per il Diavolo. Ne è innamorato e sta cercando di impressionarlo, quindi ha fatto tutti questi interventi di chirurgia plastica maldestri per rendersi il più bello possibile. Ogni cosa che fa è per questa forza malvagia che sta cercando di impressionare.“
La genesi di Longlegs
Sul set di Longlegs, MacFarlane e il curatore degli effetti speciali Felix Fox lavoravano 2 ore e mezza al giorno per trasformare Cage nello spietato serial killer satanista. MacFarlane ha anche dichiarato che durante la genesi di questo indimenticabile villain, Oz Perkins ha cercato ispirazione dal filone glam rock anni Settanta e da diversi personaggi emblematici, cinematografici e non.
Tra questi Bob Dylan durante le registrazioni di The Rolling Thunder Revue (1975), in cui l’artista appariva truccato completamente di bianco su tutto il viso, e Gary Oldman nei panni di Mason Verger, criminale dal volto mutilato in Hannibal (Ridley Scott, 2001) che era stato convinto da Hannibal Lecter a scarnificarsi la faccia e darla in pasto ai cani, provocandosi deturpazioni che potevano essere “migliorate” solamente tramite alcune operazioni chirurgiche.
Altro riferimento è sicuramente legato all’aspetto e al trucco di Lon Chaney ne ll Fantasma dell’Opera del 1925, che Nicolas Cage ha fatto suo cercando di dare una personale reinterpretazione di un’icona classica dei mostri, tanto da aver suggerito al regista di far sì che Longlegs a un certo punto si staccasse il naso.
La performance di Nicolas Cage
Nell’atto di plasmare questo character serviva, però, anche un tocco di vulnerabilità che lo rendesse non solo orrorifico ma anche “umano”, dato che la sua sfera più grottesca risiede nella possibilità che egli possa essere una persona comune, di quelle che incontri per strada o alla fermata del bus, ma che nasconde una natura maligna. A chiarire questo tratto è stato Nicolas Cage:
“Quando stavo leggendo questo personaggio, è diventato una sorta di mia madre. Ho sentito la sua voce – non era satanica – ma ne ha passate tante. Ho sentito la sua voce e il modo in cui si muoveva e all’improvviso ho pensato di trasmettere questi tratti al personaggio. Puoi farlo quando ti senti in vena di fare qualcosa di artistico. Mio padre è stato il mio modello per Dracula, mia madre è stata il mio modello per Longlegs. È un’ispirazione che devo a lei. Se sono bravo nel film, lo devo a mia madre.“
Longlegs è un buon film a metà tra horror e thriller, ha una splendida fotografia e scenografie da brivido che fanno da sfondo a una narrazione che rende lo spettatore al tempo stesso teso e curioso, ma la vera forza risiede nella performance di Nicolas Cage, psicopatico irriconoscibile dal volto deturpato, che resta impresso negli occhi di chi lo guarda.