- Cinefocus, Cinema e Cultura

Michael Ironside, un Joker mancato

Molti appassionati di cinecomics si sono interrogati su una questione in particolare: Michael Ironside sarebbe potuto essere Joker? Oltre all’amato Willem Dafoe che tutti vorrebbero vedere nei panni del clown del crimine, se si pensa alle scelte lavorative di Ironside e alla loro resa finale la risposta è sì.

Ironside è senza dubbio uno degli attori e doppiatori più talentuosi del cinema americano degli anni ’80 e ’90, specialmente per l’aura da cattivo che lo contraddistingue e lo ha portato, inevitabilmente, a essere incline alla scelta di tanti ruoli da villain.

Degli oltre 100 film cui ha partecipato, Michael Ironside è stato protagonista in 20. Ha sempre lavorato come attore, doppiatore e sceneggiatore e si è destreggiato in diversi ruoli televisivi, ricordiamo in particolare Visitors, Walker Texas Ranger, Smallville e L’Alienista.

I bad roles cinematografici di Michael Ironside

Esordisce sul grande schermo nel 1977 con Outrageous!, poi lavora in Squilli di sangue (1980) e Sindrome di un assassinio (qui al fianco di Anthony Perkins). Dopo molti altri ruoli, anche minori, arriva il film che segna la svolta decisiva nella sua carriera: in Scanners (David Cronenberg, 1981) la prova attoriale offerta da Ironside è memorabile. Interpreta lo scanner Darryl Revok, un uomo con poteri telepatici e telecinetici che vuole scatenare una guerra contro la ConSec, una multinazionale che lo ha rinnegato.

Il suo personaggio veste abiti di pregio e rispecchia apparentemente un uomo comune ma al contempo il suo viso si trasforma e si modella in modo inquietante, passando dalla fronte corrugata al labbro superiore “stirato”, e attuando continui cambi del tono di voce, quasi ipnotizzanti. A tratti richiama la mimica mefistofelica tipica di Jack Nicholson rendendolo degno di una pellicola sci-fi così innovativa e rivoluzionaria.

È proprio dopo l’esperienza con Scanners che l’attore canadese acquisisce sempre più notorietà grazie proprio ai bad roles per i quali risulta davvero perfetto. Nel 1986 recita in Top Gun nei panni del tenente comandante dell’aviazione navale Jester Heatherly, e una volta tanto non fa il cattivo!

Non si può non citare poi Atto di Forza, pellicola cult del 1990 diretta da Paul Verhoeven. Qui Ironside, antagonista di Arnold Schwarzenegger, interpreta il sicario Richter, che per conto dello spietato governatore di Marte è in grado di uccidere a sangue freddo senza porsi mai alcun problema. Il suo volto è austero, minaccioso, i movimenti e le micro espressioni sono ineccepibili, il timbro profondo della voce intimidatorio come non mai.

La malvagità messa in scena dall’attore è diretta ma mai edulcorata: è la chiave che riesce a metterlo in luce nel ruolo e successivamente a scolpirlo come colonna portante in ogni film cui partecipa, creando quel meccanismo per cui lo spettatore, nella maggior parte dei casi, simpatizza per il cattivo di turno.

Un perfetto villain e un Joker fantastico

Negli anni questo straordinario attore è riuscito quindi a costruire e offrire un’immagine di sé e dei suoi alter ego ben definita, muovendosi tra le innumerevoli sfumature di una recitazione sempre impeccabile che ha influenzato moltissimi film del filone thriller sci-fi nel prolifico ventennio ’80 e ’90.

Ha saputo mettersi sempre in gioco attraverso incredibili trasformazioni con parrucche, maschere, prosthetics e partecipando anche a b-movies a basso budget (Neon City, Black Ice) e sequel (Highlander 2). Un vero stacanovista che possiede l’enorme pregio di infondere inquietudine nei panni del pazzo lunatico o dell’autentico badass. Insomma, un talento smisurato nella caratterizzazione delle figure.

Un Joker con il viso e lo sguardo penetrante di Michael Ironside sarebbe indubbiamente fantastico.

Ilaria Becattini

Nata a Velletri, nel cuore dei castelli romani. Classe 1996. Già in tenera età il cinema mi teneva incollata allo schermo e ho deciso di voler capire, da grande, come funzionassero i magici ingranaggi della Settima Arte. Mi sono laureata al Dams di Roma Tre nel 2020 con una tesi sull'importanza del colore come veicolo di trasmissione delle emozioni. Sono oltremodo curiosa, amo alla follia i backstage, i retroscena e i particolari delle storie dietro la nascita dei film. Il mio mantra? "Good films make your life better".
Leggi tutti gli articoli di Ilaria Becattini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *