Il prologo di Carlito’s way, famoso gangster movie diretto nel 1993 da Brian De Palma, è di quelli che hanno un preciso scopo: disorientare lo spettatore proponendo una scena ambigua, incomprensibile perché poco o per nulla contestualizzata, almeno al principio. Le essenziali linee guida vengono fornite dalle parole di un Carlito/Pacino forse in fin di vita, parole che in realtà non sono pronunciate ma formulate attraverso pensieri estemporanei, riflessivi, repentini.
De Palma inizia col botto, sfoggiando subito un’abilità fuori dal comune nell’utilizzare la macchina da presa ed esprimere così il potenziale del mezzo cinematografico. Abbiamo il protagonista ferito, inquadrato dall’alto come se una figura divina lo stesse osservando da vicino, studiando il comportamento di un uomo che sta per trapassare.
Un lungo piano sequenza
Il lungo piano sequenza, ripreso in bianco e nero per accentuare il tono noir del momento, corrisponde a un interminabile sospiro dovuto alle incertezze di un limbo esistenziale il cui finale non è ancora scritto. Lo spettatore viene in tal modo assalito dal dubbio, intrappolato nelle maglie di una suspense vecchio stile, imperniata su un classicismo caro a molti grandi cineasti del grande schermo.
Carlito ci guarda, o forse no, i suoi occhi scrutano per scorgere qualcosa nel nulla, vitrei, imperturbabili. Il protagonista non risponde fisicamente ma il suo pensiero ancora funziona elabora segnali nascosti provenienti dai ricordi, da un anelito di capolinea forzato, non voluto ma troppo prossimo, cinico nel manifestarsi così dolorosamente.
Il piano sequenza si interrompe, l’inquadratura cambia soggetto e si sposta per un attimo su un muro dove campeggia un manifesto che riporta la scritta “Fuggire in Paradiso”, tre parole che sintetizzano l’essenzialità del momento, riassumendo pertanto la dicotomica volontà di Carlito. Ecco che di nuovo si torna sul suo viso, la cinepresa attraversa più livelli della scala dei piani, stacco sul manifesto, un significato inizia a prender forma.
Il monologo di Carlito
Questo il monologo introduttivo di Carlito:
“Qualcuno mi sta tirando verso il basso. Lo sento anche se non lo vedo. Però non ho paura, ci sono già passato, è uguale a quando mi hanno sparato sulla 104a strada. Non mi portate in ospedale, in quelle cazzo di corsie di emergenza non c’è protezione, qualche bastardo ti viene a far fuori a mezzanotte, quando ti guardi e c’è solo un infermiere cinese rincoglionito.
Ah, guarda come si preoccupano questi qua… perchè? Per un portoricano come me è già tanto essere campato fino a quest’età! La maggior parte dei miei compagni ci ha rimesso la pelle da anni. State tranquilli, ho un cuore che non molla mai. Non sono ancora pronto a fare fagotto!“