Nel 1972 Blake Edwards diresse per la Geoffrey Productions Il caso Carey (The Carey Treatment), thriller ambientato nel contesto ospedaliero statunitense e tratto da un soggetto dello scrittore Michael Crichton, autore del romanzo A case of need.
La vicenda al centro della narrazione coinvolge l’anticonvenzionale e ribelle medico Peter Carey (James Coburn) che, appena trasferitosi a Boston, decide caparbiamente di indagare sulla morte di una ragazza in seguito a un aborto eseguito dall’amico David Tao. Troppe le incongruenze e le discordanze, ma ogni accusa ha un peso enorme dal momento che la giovane era la figlia del primario nonché direttore dell’istituto J.D. Randall.
L’invettiva di Peter Carey contro i baroni della medicina
Proprio con lui, Carey ha un acceso scontro verbale che sa più di sfogo, di invettiva universale rivolta a un’entità più pericolosa che salvifica, ovverosia la lobby dei baroni della medicina, costituente il sistema corrotto e venale su cui si reggerebbe l’intera sanità mondiale.
J.D. Randall: “Ci sono uomini come lei in tutte le professioni: professori contestatari, ufficiali infedeli, preti rinnegati. Ma perché insistere? Perché non lasciare le nostre istituzioni a chi le serve con onore?”
Dr. Carey: “E perché invece non bonifichiamo le istituzioni? Perché non smitizziamo il luminare che fruga nelle viscere di una donna perché deve aggiungere un mobiletto antico nella sua villa che vale più di 100 milioni? Perché non ci sbarazziamo di un cialtrone che chiede a un povero vecchio 1.000 dollari per togliergli una cataratta, il che per lui significa pochi minuti di lavoro fra un whiskey e l’altro? Perché fare un consulto per un porro sul naso? E le percentuali sulle notule? Cerchiamo di aprire qualche finestra e far entrare un po’ di aria pura!”
J.D. Randall: “Questo è vandalismo, dottore!”
Dr. Carey: “No, questa è onestà!”