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Silvano Pierucci di Roccastrada: “Vi racconto la mia esperienza sul set di Barabba”

Può al giorno d’oggi un film di 60 anni fa suscitare forti emozioni in chi lo rivede? Sì, indubbiamente, soprattutto se alle riprese di quel film hai partecipato in veste di comparsa, avendo così avuto il privilegio di entrare nella storia del cinema insieme al regista, agli attori, all’intera troupe e al luogo in cui il set è stato allestito per un’unica scena… e che scena!

Dell’indimenticabile Barabba e di Roccastrada abbiamo ampiamente parlato nell’articolo Roccastrada nel Barabba di Fleischer: il paese dove si girò la Crocifissione, ma ora vogliamo dar voce al signor Silvano Pierucci, che nel 1961 fu scelto per interpretare un centurione romano.

La nostra intervista a Silvano Pierucci

Allora 17enne, oggi Silvano di anni ne ha 77 ed è ancora nel suo amato borgo toscano. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare la sua incredibile esperienza sul set di uno dei più importanti kolossal di tutti i tempi.

Come visse la gente di Roccastrada la notizia che in paese si sarebbe girata una scena del kolossal Barabba?

In un paese in cui non succede mai niente, una notizia del genere aveva creato parecchio subbuglio, era una cosa eccezionale. Pensate che Fleischer capitò a Roccastrada per caso. Era stato a Siena e in viaggio verso Roma transitò dalle nostre parti, dove fu catturato da quel lembo di terra su cui poi si montò il set per la scena.

In località Le Tombarelle.

Sì. Ricordo che all’epoca quel terreno apparteneva al proprietario di un podere, così dovettero chiedere a lui il permesso di girare là. Ovviamente il permesso fu dato senza problemi.

L’ha già raccontato in una precedente intervista. Come avvenne l’incontro con Richard Fleischer e cosa le disse per reclutarla?

Per interpretare i soldati romani a Gerusalemme cercavano persone alte, che poi sarebbero anche state riprese con inquadrature dal basso per enfatizzarne la statura. Ci riunirono al bar, dove Fleischer scelse le sue comparse, tra cui io.

Che tipo era Fleischer?

Per ovvie ragioni di tempo nessuno di noi ebbe modo di dialogare con Fleischer, però lui ci diede le indicazioni per muoverci nel modo corretto e stare nella posa giusta.

Ha provato soggezione a girare una sequenza così importante come la Crocifissione durante la totale eclisse solare del 15 febbraio 1961?

L’ambiente, in concomitanza con quel fenomeno naturale mai visto prima, creò sì qualche suggestione ma niente di più.

Qualcuno era spaventato?

Non avevamo mai visto il sole oscurarsi ma nessuno si spaventò. Ricordo però mia nonna, che durante l’eclissi si mise a piangere. Non credo fosse paura, forse più l’emozione del momento.

Quante volte è stata ripetuta la scena? Fleischer aveva a disposizione solo qualche ciak per sfruttare l’eclissi.

Una volta preparata la sequenza, si girò senza intoppi. Noi avevamo la cinepresa di spalle e ci venne detto di guardare sempre verso le croci.

La questione degli alcolici per riscaldarvi è qualcosa che fa sorridere e ci incuriosisce molto.

Eeeeh, faceva un freddo quel giorno! C’era l’omino che girava per il set con la Vecchia Romagna, il Tre Stelle e lo Stock 84 versando i liquori in bicchieri da vino. Si batteva i denti. Noi soldati eravamo poco vestiti mentre chi doveva interpretare la gente di Gerusalemme era più coperta. Sulle croci invece erano quasi nudi. L’attore che impersonava Gesù svenne durante la scena ma Fleischer continuò a riprendere. Nel film, infatti, si nota a un certo punto il capo pendere verso destra. Sergio Pizzetti, altra comparsa, fu chiamato per fare il ladrone crocifisso alla sinistra di Cristo.

Ha dichiarato a ‘La Nazione di Grosseto’ che Silvana Mangano fece visita alle comparse.

Ci fece visita durante una sessione di vestizione e ci salutò cordialmente. Era incinta e ricordo che quando cominciarono le riprese, le fu riservato un separée che la copriva sui tre lati proteggendola dal vento. Io l’avevo molto apprezzata nel film Riso Amaro.

Sul set ha incontrato Anthony Quinn? Quali altri attori o attrici erano presenti?

A dir la verità si vide soltanto la Mangano. Nessun altro era presente nel corso della scena. Credo che Anthony Quinn sia sopraggiunto dopo, inserito in fase di montaggio.

Quanto rimase la troupe a Roccastrada?

Rimase tre o al massimo quattro giorni, perché poi doveva ripartire per Cinecittà.

Domanda un po’ tecnica ma ci provo. Si ricorda di quante unità di regia si avvalse Fleischer per girare la scena?

Almeno due ma potevano anche essere tre.

Conserva qualche testimonianza della sua partecipazione alle riprese? Un filmato, una foto, un oggetto di scena?

Fu scattata una foto di gruppo che poi un funzionario del Comune di Roccastrada attaccò alla parete del suo ufficio. Quando andò in pensione la staccò e se la portò a casa, credo. Tempo dopo le riprese, spedirono da Roma una “pizza” contenente cinque minuti di pellicola con il dietro le quinte. Venne proiettata al cinema locale. Invece il film uscì in programmazione a Grosseto. Mi fece un certo effetto rivedere la scena alla quale avevo preso parte accompagnata dalla musica solenne di Mario Nascimbene, perché in origine fu girata nel più assoluto silenzio e in assenza di dialoghi.

Le croci vennero portate via o restarono a Roccastrada?

Gli addetti ai lavori non lasciarono niente. Ricaricarono tutte le attrezzature e gli oggetti di scena sui furgoni e andarono via.

Arrivarono turisti a seguito di quell’evento cinematografico?

No, nessuno. Tutto rimase uguale e la vita riprese in tutta normalità.

Saprebbe oggi indicare a un turista di passaggio l’esatto luogo delle riprese? È in località Le Tombarelle, giusto?

Certamente, ci hanno costruito una casa. Addirittura, io ho un terreno che confina con quell’appezzamento.

Ha mai pensato di intraprendere la carriera nel cinema?

Guardi, quando si rientrò a casa dopo le riprese, il cognac iniziò a fare effetto e affiorò un certo entusiasmo per quei momenti particolari. Non c’era l’intenzione da parte mia di diventare attore ma ho memoria di una persona che mi prese il viso, lo osservò con attenzione e mi chiese di  mandare una fotografia con il mio nome a un indirizzo scritto su un foglietto. Lo misi in tasca e qualche giorno dopo inviai il tutto, ma nessuno mi richiamò.

Capita che i più giovani le chiedano di raccontare la sua esperienza?

No. A volte è capitato di narrare il fatto in qualche fugace discussione fra amici.

Qual è il suo film preferito? Quale kolossal su Gesù predilige?

Sono un appassionato di cinema e guardo tutto, in particolare polizieschi. Ho visto La Passione di Cristo di Mel Gibson ma obiettivamente l’ho trovato molto violento, un po’ troppo forte.

L’esperienza da comparsa l’ha in qualche modo arricchita?

Quella è stata un’esperienza semplicemente unica!

Guarda il servizio di RAI3 su Roccastrada andato in onda nel febbraio 2011.

Samuele Pasquino

Classe 1981, mi sono laureato in Lettere presso l'Università degli Studi di Torino. Giornalista dal 2012, ho studiato storia del cinema specializzandomi nell'analisi di pellicole di tutti i generi dalla nascita della Settima Arte a oggi. Tenendo ben presente il concetto di lettura non come intrattenimento bensì come formazione, mi occupo da anni anche di turismo e realizzo reportage di viaggio. Estremamente sensibile alla tematica enogastronomica, tratto la materia con un'attenzione specifica verso la filiera di qualità fra tradizione e innovazione. Per me il giornalismo non è solo una professione, è una missione!
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