Risulta quasi spontaneo associare Christian Bale al Bruce Wayne di Christopher Nolan – fisico statuario, mascella prominente, sguardo deciso – ma ricordate l’attore nel ruolo di Trevor Reznik, protagonista del film L’uomo senza sonno?
Vita reale o sogno continuo?
Ci siamo mai chiesti se la vita che viviamo è davvero quella reale o se magari viviamo quotidianamente in un sogno continuo? Forse questo è ciò che accade a Trevor, che conduce ormai da un anno un’esistenza impregnata di misteri, dubbi, interrogativi. Un’esistenza in cui avverte sempre più che qualcosa gli sfugge, qualcosa non quadra, come se mancasse qualche pezzo del puzzle.
Chi veramente abita la sua vita? Chi lo circonda? I suoi colleghi esistono davvero? Almeno quei pochi che ormai gli rivolgono la parola essendo ormai ghettizzato dagli altri. La cameriera all’aeroporto è sempre la stessa?
Queste sono le domande che poco a poco emergono e lo fanno precipitare in un vortice di diffidenza e sospetto verso ogni cosa che gli sta intorno. Domande o forse indizi che affiorano nella sua mente; particolari, immagini che pian piano si fanno insistenti. A tutte queste cose Trevor cerca di dare un risposta, ma invano per ora.
Chi è Ivan?
Chi è veramente Ivan? Che cosa vuole da lui? Dove lo vuole portare, a cosa lo vuole spingere? E i biglietti che misteriosamente compaiono in casa, nella sua cucina, cosa vogliono dire? Di chi sono? Ormai da un anno preso da un’insonnia irriducibile, vede accostare questi quotidiani enigmi ai quali non riesce a dare una soluzione da solo.
Diventa poi per lui traumatizzante rendersi conto della reale situazione; svegliarsi da quel sonno a occhi aperti che ormai viveva da un anno. La macchina rossa di Ivan, lo stesso Ivan, la cameriera dell’aeroporto e quella stessa foto che forse sarà più sconvolgente di tutto il resto. Ognuna di queste cose ha un solo comune denominatore: lui.
La macchina di Ivan… sì, Ivan – la sua coscienza – che poco a poco emerge, e quella Mustang terribile macchinata dal sangue di quel ragazzo che Trevor rivive inconsciamente negli occhi della cameriera… e i biglietti…
Si, ora il puzzle è finito. “Killer” – dice il biglietto – assassino. Aveva rimosso tutto, messo tutto in un cassetto segreto… segreto anche per lui. Un’agghiacciante verità che lo turbava inconsciamente e che lo rendeva incapace di dormire. Un tormento interno che quasi non accusava, poiché assente nella sua mente. E adesso, dopo essersi finalmente “destato” da quel sogno a occhi aperti, può finalmente – accettando la verità – riuscire a dormire.
Ora è in pace con se stesso, con la sua coscienza. Il rimorso, il tormento si sono fatti strada, e l’aver aperto gli occhi porta paradossalmente, forse anche grottescamente, Trevor a lasciarsi andare in un sonno lungo e profondo… reale!