Squillante, dagli aneliti quasi mitologici, costruito foneticamente come a voler rievocare l’eterea e un po’ trasgressiva figura di una ninfa per mezzo di un suono delicato ma vivo.
Tutto ci fa pensare che esso possa appartenere a una delle tre folli drag queen protagoniste, invece Priscilla, la regina del deserto è il nome (nonché il titolo del film diretto nel 1994 da Stephan Elliott) con cui l’estrosa Felicia Jollygoodfellow battezza con tanto di bottiglia di spumante infranta sul parafango il pullman a bordo del quale le artiste si mettono in viaggio per raggiungere il Lasseters Hotel Casinò di Alice Springs, nel cuore dell’Australia.
È proprio Felicia a rimediare lo scassatissimo torpedone, acquistato da un gruppo di turisti svedesi per la “modica” cifra di 10.000 dollari.
Un camerino in movimento
Il suo buon gusto, in accordo con le bizzarrie delle amiche Mitzi Del Bra e Bernadette Bassenger, fa sì che il mezzo venga trasformato in un enorme camerino in movimento, dotato di complementi d’arredo particolari (alcuni decisamente kitsch), bambole appese a suggellarne l’aspetto e naturalmente un frigo bar a specchiera provvisto di ogni alcolico ben di Dio.
Gli interni prevedono infine letti laterali e, dulcis in fundo, un lettino con lampada abbronzante derivato sotto il pavimento, senza contare tendaggi multicolore effetto wow ai finestrini. Curioso, considerando che Priscilla – indicata nel Nuovo Testamento come giudea espulsa da Roma che si convertì al Cristianesimo dopo aver dato ospitalità all’apostolo Paolo di Tarso a Corinto – era una fabbricante di tende.
Sul tetto del torpedone, accessibile da una botola trasparente, Felicia dà sfoggio di estemporanei show sedendo su una grande scarpa con tacco a spillo e vestendo abiti scintillanti che riverberano il caldo sole dell’afosa terra australiana. Un modo originale di entrare in contatto con la vastità abbacinante del deserto aborigeno, cogliendo in pieno la filosofia on the road a traino dell’incredibile avventura del trio.
I capricci meccanici della regina Priscilla
Eppure basta poco affinché un’impegnativa ma tranquilla traversata muti in moderna odissea fatta di step, esperienze a sighiozzo e crescita sentimental-spirituale di gruppo. A causa del serbatoio basso, infatti, Priscilla incomincia a fare i capricci incamerando polvere e sporcizia negli iniettori del motore. Risultato? Tappa forzata dal meccanico e allungamento dei tempi d’arrivo, non esattamente un male per le drag queen, ancor meno per noi spettatori invitati a metterci comodi per assistere a una commedia da vivere fra una risata e favolosi pezzi canori anni ’70 e ’80.
Un nuovo look per ripartire
È durante una delle lunghe attese che la solita Felicia, incapace di starsene con le mani in mano, opta per una bella mano di rosa alla metallizzata carrozzeria di Priscilla, dapprima imbrattata da una vergognosa scritta in vernice rossa a opera di ignoti omofobi: “Diffusori di AIDS, tornatevene a casa”.
Nuovo look e riparazione alla bene e meglio eseguita dal buon Bob: così Priscilla può rimettersi in moto, arrivare alla meta e ripartire, affrontare ancora l’outback continentale assicurando (chissà dopo quali altre peripezie) l’agognato ritorno a Sidney.