Titolo originale: Animali randagi
Regia e sceneggiatura: Maria Tilli
Cast: Giacomo Ferrara, Andrea Lattanzi, Ivan Franek, Agnese Claisse
Musiche: Alessandro Grasso, Daniele Rienzo
Produzione: Italia 2024
Genere: Drammatico
Durata: 90 minuti
Trama
Luca (Andrea Lattanzi) e Toni (Giacomo Ferrara) sono due amici trentenni che vivono da sempre in un paese di provincia. Fanno i paramedici, sfuggono alla monotonia delle loro vite con alcool e sostanze stupefacenti. Viene poi chiesto loro di trasportare Emir, un paziente malato di cancro terminale, fuori dall’Italia, apparentemente per delle cure speciali.
Emir chiede di essere accompagnato dalla figlia Maria, con la quale il rapporto si è sgretolato da diverso tempo, con l’ultima speranza di poter ricucire il legame. Il viaggio rivelerà delle angoscianti verità, ma anche una nuova possibilità per tutti.
Recensione
Il cinema affronta spesso vite singolari, adrenaliniche, eccentriche. In alternativa, tratta la monotonia inserendola in una cornice poetica, spesso con il fascino della cosiddetta “vita lenta”. La vita provinciale, invece, soprattutto se di due uomini trentenni, non gode di nessuna scintilla attraente. Luca e Toni, interpretati rispettivamente da Andrea Lattanzi e Giacomo Ferrara, non possiedono ambizioni a lungo termine, forse non vivono neanche alla giornata: semplicemente esistono, immersi in una routine piatta a tratti alterata dall’alcool o dalle sostanze stupefacenti.
Pensano di essere animali randagi, ma sono terribilmente inglobati nella loro domesticità. L’ambientazione provinciale, ben nota alla regista Maria Tilli, risulta una scelta originale e tragicamente reale. La sua regia, del resto, è fresca e semplice, funzionale alla storia narrata. La sceneggiatura, infatti, si trova nel giusto equilibrio tra realtà e metafora, senza mai risultare stucchevole, nonostante le tematiche trattate (che avrebbero potuto sfociare nel sentimentale).
L’arrivo di Emir, però, scombina le carte in tavola di questa quotidianità. Interpretato da Ivan Franek, costituisce una presenza misteriosa e intensa, dalla personalità cruda e al contempo quasi eterea. Non c’è da stupirsi che si sia scontrato per anni con la figlia Maria (Agnese Claisse), che senza accorgersi porta inevitabilmente con sé i lati spigolosi ereditati dal padre. Maria lavora in cantiere, si tatua da sola con un ago e parla solo quando è necessario. Appare dura, ma è facile intravedere l’amore che prova per il padre e le sofferenze inevitabili che questo comporta.
Lei ed Emir riescono a interpretare i vicendevoli silenzi e le bugie: Maria si ritrova presto faccia a faccia con delle dolorose verità del genitore. Maria Tilli affronta, nella pellicola, la fatica e il coraggio di accettare le decisioni di chi amiamo, anche se ci provocano ferite insanabili. Perché tutti siamo, a modo nostro, animali randagi, liberi di seguire le strade che disegniamo per noi stessi.
Curiosità
Maria Tilli è originaria di Lanciano, un paesino nella provincia abruzzese di Chieti. Da qui viene la sua decisione di inserire la storia in una cornice di provincia, donando visibilità a una realtà rurale del centro Italia.