Dove vederlo: Netflix
Titolo originale: Confidenza
Regia: Daniele Luchetti
Sceneggiatura: Daniele Luchetti, Francesco Piccolo
Cast: Elio Germano, Federica Rosellini, Vittoria Puccini, Pilar Fogliati
Musiche: Thom Yorke
Produzione: Italia 2024
Genere: Drammatico
Durata: 136 minuti
Trama
Stimato da tutti gli allievi di un liceo alla periferia di Roma, il giovane professore Pietro Vella (Elio Germano) nutre una predilezione nascosta per Teresa (Federica Rosellini), la studentessa più talentuosa e preparata dell’istituto. Della ragazza si perde ogni traccia dopo la maturità, ma una sera Pietro la ritrova cameriera in una modesta osteria apprendendo che la ragazza ha abbandonato gli studi universitari.
La convince a rimettersi in pista e, al contempo, i due si lasciano andare a una relazione d’amore basata sull’assenza di segreti e dubbi. Una pericolosa confidenza di Pietro, però, li divide per molti anni all’ombra di un sotteso ricatto.
Recensione
Inesausta ricerca di affermazione, verità traballanti, ambiguità allo stato puro, corse e rincorse tra le maglie del tempo che scorre prendendo appunti sulle innumerevoli insicurezze del materiale umano. I temi toccati e affrontati da Daniele Luchetti nel suo ultimo film – dal romanzo omonimo di Domenico Starnone – fanno emergere con prepotenza il ballo dinoccolato di assensi e dissensi in scena sul filo rosso che unisce le filosofie letterario-esistenziali di Bertolt Brecht e Franz Kafka.
L’incontro-scontro dei rispettivi pensieri dà origine sul piano cinematografico al personaggio di Pietro Vella, che soltanto Elio Germano poteva interpretare per trasmettere l’idea potente e decadente dell’uomo proteso verso il lento successo ma destinato infine a fallire al cospetto della vita affettiva, valore fondante dell’esperienza umana in ottica ancestrale che egli non fa che tradire.
Il contraltare del protagonista ha le fattezze di una nemesi inqualificabile, la Teresa Quadraro che ha il volto dell’impeccabile Federica Rosellini (da apprezzare in primis al suo esordio in Dove cadono le ombre di Valentina Pedicini), i cui sguardi taglienti e le repentine svolte umorali rappresentano le inquietanti cartine tornasole del suo amante ambizioso.
La narrazione sussiste per merito dei delicati meccanismi instaurati fra una donna eternamente incompleta e un uomo tristemente calato nel modello maschile un po’ narciso e insospettabilmente tossico. Luchetti muove i suoi character in coni d’ombra, zone di confine, stanze di cristallo, così da mantenere il pathos caratteristico dei thriller-drama sospeso.
Confidenza ci esautora dal capire tutto, rimanendo a metà fra logica e non-senso, obbligandoci a trovare motivi, formulare ipotesi, immaginare soluzioni, insomma restare attivi. La pellicola vuol essere un esempio di anti-cinema, anzi di cinema controcorrente, indifferente al pericolo di risultare impopolare agli spettatori contemporanei, desiderosi di sapere tutto, di ottenere un end definito, di vedersi appagato l’orizzonte di attese.
Accade l’esatto contrario: la “confidenza” del titolo si tiene stretti l’anonimato e il pieno mistero, e persino la colonna sonora curata dal britannico Thom Yorke fra l’orchestrale e il jazz da camera stride volontariamente abbattendo la comfort zone dell’accompagnamento sincronico. Da cogliere il riferimento finale al capolavoro di Tornatore Stanno tutti bene, ovvero nella sequenza che vede Pietro nascondersi dentro una scatola di cartone.
CINEFOCUS
La confidenza di Pietro: cosa ha rivelato a Teresa?
Curiosità
In alcune scene del film compare Sofia, una delle due figlie di Daniele Luchetti.
Poster e immagini: © Vision Distribution