Titolo originale: Dante
Regia e sceneggiatura: Pupi Avati
Cast: Sergio Castellitto, Alessandro Sperduti, Enrico Lo Verso, Alessandro Haber
Musiche: Lucio Gregoretti, Rocco De Rosa
Produzione: Italia 2021
Genere: Biografico
Durata: 94 minuti
Immagini: © 01 Distribution
Trama
30 anni dopo la morte del sommo poeta Dante Alighieri nel 1321 a Ravenna, Giovanni Boccaccio (Sergio Castellitto) si mette in viaggio verso la città emiliana per rendergli omaggio e, soprattutto, consegnare alla figlia Beatrice – suora presso il monastero di Santo Stefano degli Ulivi – dieci fiorini d’oro come risarcimento fissato dai Capitani di Or San Michele per le sofferenze patite in esilio perpetuo da Firenze.
Durante il lungo tragitto, Boccaccio ripercorre la vita dell’illustre scrittore incontrando chi ha potuto conoscerlo e rivelarne così le tappe esistenziali, biografiche e professionali.
Recensione
La responsabilità di portare sul grande schermo la vita del più grande poeta mai esistito sarebbe troppo per qualunque regista o autore cinematografico. Sarà forse per questo che Dante Alighieri in quanto persona più che autentico mito letterario non ha mai fatto la propria comparsa nella celluloide italiana, almeno fino a quando la sua esistenza non è stata presa in mano da Pupi Avati, cineasta privo di qualunque minima paura di fallire.
Dante coincide esattamente col titolo dato alla sua 42a pellicola, ritratto storico-biografico appartenente a un genere di narrazione a se stante, affrontato in passato soltanto nel Noi tre del 1984, ovvero il racconto di un giovane Wolfgang Amadeus Mozart in viaggio verso Bologna per sostenere un esame all’Accademia dei Filarmonici.
Avati si avvale di un canovaccio essenziale per tracciare la rotta della vicenda, il Trattatello in laude di Dante composto da Boccaccio fra il 1351 e il 1365. Si tratta di una testimonianza la cui frammentazione e segmentazione orienta il regista verso una trasposizione di limitata profondità, un’indagine che non vuole e non può in tali condizioni osare incursioni troppo mirate e intime.
Per questo motivo infanzia e adolescenza del sommo poeta rappresentano deboli riverberi in seno al suo mondo, e per lo stesso motivo il platonico rapporto con l’unica donna realmente amata, Beatrice Portinari, trova spazio fra pochi fugaci sguardi e brevissime parentesi – alcune permeate da simbolismi e quadri allegorici – incapaci di soddisfare le attese degli estimatori di Dante, interpretato qui da Alessandro Sperduti dotato di una protesi aquilina al naso per assomigliargli.
Sullo sfondo viene invece accentuata la delicata situazione politica contraddistinta dalle feroci tenzoni belliche fra signorie toscane, gli scontri furiosi tra guelfi e ghibellini, le faide intestine fra guelfi bianchi e neri. Nell’aspro clima di divisioni, violenze e spargimenti di sangue in battaglia, Dante è inteso più come una figura contrastata e contrastante, nata dal basso, prima soldato, poi membro del Consiglio dei Cento, Priore del Comune di Firenze e infine esule per volontà di Bonifacio VIII.
Sperduti si spartisce la scena con Sergio Castellitto in un altalenarsi di epoche e flashback nel mezzo del quale prende corpo con estrema lentezza l’idea somma della Divina Commedia. Nel cast anche Enrico Lo Verso, Alessandro Haber, Leopoldo Mastelloni, Erika Blanc, Milena Vukotic, Mauro Coruzzi, Eliana Miglio e il compianto Gianni Cavina.
Constatazione annunciata: il film si è rivelato un flop di pubblico non per il suo valore – che andrebbe universalmente riconosciuto – quanto per uno specchio dei tempi appannato da un disinteresse e ignoranza generali. Tutti o quasi hanno studiato Dante a scuola, senza tuttavia aver avuto mordente di appassionarsi non solo alla sua Commedia ma anche al relativo viatico medievale.
Il cinema italiano, specialmente quello di Avati, dispensa ancora con disperato coraggio contenuti culturali ammirevoli, ma coglierne il pregio non sembra essere predisposizione delle attuali generazioni.
Curiosità
Beatrice è interpretata da Carlotta Gamba, attrice torinese classe 1997 e allieva dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico.