Titolo originale: Et la fête continue!
Regia: Robert Guédiguian
Sceneggiatura: Robert Guédiguian, Serge Valletti
Cast: Ariane Ascaride, Lola Naymark, Gérard Meylan, Jean-Pierre Darroussin
Musiche: Michel Petrossian
Produzione: Francia 2023
Genere: Drammatico
Durata: 106 minuti
Immagini: © LUCKY RED S.r.l.
Trama
Marsiglia, 2018. Dopo il crollo improvviso di due palazzi del centro, che ha causato la morte di otto persone, Rosa (Ariane Ascaride) si destreggia tra il lavoro da infermiera, l’attivismo politico e la numerosa famiglia. Avvicinandosi sempre di più alla pensione, però, comincia ad avvertire la frustrazione di non sentirsi del tutto realizzata.
L’incontro con Henri (Jean-Pierre Daroussin) sarà decisivo per trovare motivazione e grinta necessarie a cambiare marcia e dare finalmente un senso a tutto.
Recensione
Durante i titoli di testa ci pervade un gran senso di calma, sentiamo dolci suoni naturali, come il canto degli uccelli, ma quando dallo schermo nero si cominciano a intravedere le prime scene, quelle di un breve documentario sul crollo avvenuto al numero 63 e 65 di rue d’Aubagne a Marsiglia, il frastuono della demolizione ci porta verso il caos, la sofferenza e la morte di quelle otto persone.
Il suono in questo film è un punto centrale: il busto di Omero, situato nella piazzetta vicino la via del crollo, simboleggia l’ascolto. Il filosofo e scrittore greco era cieco ma non sordo, e il suo busto ha ascoltato quella terribile catastrofe. La stessa cosa l’hanno fatta anche i personaggi di E la festa continua!, che si sono rimboccati le maniche pieni di speranza, cercando di aiutare e soprattutto farsi sentire.
Viviamo la storia di Rosa, donna armena ormai matura, che non è mai stata in grado di dire di no e che si ritrova a domandarsi il perché delle sue scelte, troppo spesso guidate dalle volontà altrui. La vediamo destreggiarsi durante le sue giornate senza fermarsi mai, è una lottatrice, proprio come il pugile raffigurato sul poster affisso nella sua stanza. L’incontro d’amore con Henri, il padre della futura moglie di suo figlio, la porta a un grande cambiamento, quello di scegliere per se stessa e di non aver più paura di negarsi per “senso di colpa e per il sentirsi ancora più poveri”.
La sua storia si intreccia con quella di tutti gli altri personaggi, i componenti della sua famiglia, che vivono alla ricerca del loro posto nel mondo. Ognuno di loro ha paura di dire qualcosa, ha paura di essere ascoltato dall’altro e di non essere capito. L’importanza di tale argomento si ritrova anche nel libro che Henri tiene nella sua stanza, “Lector in fabula” di Umberto Eco, che ci suggerisce l’importanza delle parole, della scelta giusta di termini lessicali per essere ascoltati e capiti.
Il tutto viene raccontato attraverso immagini realizzate tecnicamente bene, ma semplici, che ben rappresentano la realtà in cui viviamo. Il regista ci porta nel nostro stesso mondo: quello politico, dove ormai non esiste più il comunismo o un altro partito in grado di lottare; quello umano, dove è sempre più difficile aiutare gli altri; quello familiare, dove troviamo o ritroviamo sempre qualcuno in grado di supportarci.
E la festa continua! ci fa ascoltare e poi vedere, mantenendo sempre una speranza, rimasta in vita nei personaggi e in qualche loro scambio di battute più leggere, che riescono a strappare anche qualche risata al pubblico.
Curiosità
Rosa dice espressamente di sentirsi una cinciallegra, proprio come Rosa Luxemburg. È chiaro il riferimento al sentirsi una rivoluzionaria, ma perché entrambe si paragonano a questo uccello? Perché i primi flebili versi della cinciallegra che si fanno sentire alla fine dell’inverno sono i richiami della primavera. Il suo è il canto della speranza, quella di una nuova fioritura, di un nuovo inizio, esattamente quella che ritrova Rosa durante il corso del film.