Titolo originale: Grazie ragazzi
Regia: Riccardo Milani
Sceneggiatura: Michele Astori, Riccardo Milani
Cast: Antonio Albanese, Fabrizio Bentivoglio, Sonia Bergamasco, Vinicio Marchioni
Musiche: Andrea Guerra
Produzione: Italia 2023
Genere: Commedia
Durata: 117 minuti
Crediti foto: Claudio Iannone
Trama
Da anni costretto a doppiare squallidi film porno fra un lavoretto e l’altro per sbarcare il lunario, Antonio (Antonio Albanese) accetta l’incarico di metter su un laboratorio teatrale all’interno di un carcere. Insegnando le basi della recitazione a uno sparuto gruppo di detenuti, l’uomo coglie l’opportunità di riprendere in mano le redini di una carriera da attore in verità mai decollata, e al contempo dare ai carcerati motivazioni e speranza.
Riuscendo a convincere prima la direttrice del penitenziario (Sonia Bergamasco) e poi l’amico Michele (Fabrizio Bentivoglio) proprietario del teatro Bellosguardo, Antonio porta in scena “Aspettando Godot” di Samuel Beckett. Contro qualunque aspettativa, lo spettacolo riscuote un successo tale da innescare una vera tournée teatrale.
Aziz (Giacomo Ferrara), Diego (Vinicio Marchioni), Damiano (Andrea Lattanzi), Mignolo (Giorgio Montanini) e Radu (Bogdan Iordachiou) continuano a pagare il loro debito con la giustizia ma… nelle vesti di attori.
Recensione
A Riccardo Milani si riconosce dall’esordio nel 1997 con Auguri professore la pregevole capacità di mettere in condivisione nei suoi lungometraggi il sapore frizzante della commedia e l’acre pizzicorio del dramma: aspetti che, se dosati, funzionano sempre suffragando l’idea di una convincente eterogeneità di generi. In questo discorso rientra a pieno titolo Grazie ragazzi, non-commedia che sancisce la quarta collaborazione fra il regista e Antonio Albanese, un sodalizio riuscito e aperto a diverse soluzioni.
Qui Milani scrive e dirige il remake tutto italiano di Un triomphe (Emmanuel Courcol, 2020), basato sul docufilm Les prisonniers de Beckett (Michka Saal, 2005) costruito per rievocare la reale esperienza dell’attore svedese Jan Jonson in giro per le carceri del Paese.
È dunque a tutti gli effetti una storia vera, che non intende però spiegarci l’amarezza della vita dietro le sbarre né fare retorica in merito al sistema giudiziario, ma piuttosto descriverci uomini disillusi, feriti e frastornati che portano su un palco personali debolezze da trasformare in energia per trovare un’espressione di identità e affermazione.
Perché ciò che interessa travalica l’azione presente in favore di quel che accade in potenza tracciando la dinamica di un’evoluzione umana attraverso l’astrazione apparentemente incomprensibile dell’assurdo concepito da Beckett. Grazie ragazzi riflette su un tema che tocca tutti, l’attesa di qualcosa, di qualcuno: Antonio attende da una vita la grande occasione che non è mai arrivata; Michele attende una vera scossa teatrale; attendono i detenuti, che passi il tempo, che la libertà sopraggiunga in un conteggio di giorni e di loop, di quotidianità consumate nella prigionia e fra pillole di una violenza fisiologica fra le mura di un’istituto di detenzione.
E attendono le guardie, “cattive” e “sprezzanti” ma anche provate da un lavoro difficile sul filo del rischio e del pericolo, a contatto con delinquenti stanchi e livorosi. Sul palco avviene una sorta di conciliazione breve ed effimera, eppure concreta, custode di valori universali. In questo modo applausi e desiderio di riscatto compiono il miracolo di accantonare il concetto di fallimento. Il teatro dell’assurdo diventa incredibilmente taumaturgico.
Curiosità
Antonio Albanese ha davvero curato in passato la regia di alcune opere teatrali, tra le quali Le convenienze e inconvenienze teatrali e il Don Pasquale di Gaetano Donizetti.