- Cinema e divano

Il seme del fico sacro

Titolo originale:  Dâne-ye anjîr-e ma’âbed

Regia e sceneggiatura: Mohammad Rasoulof

Cast: Soheila Golestani, Missagh Zareh, Setareh Maleki, Mahsa Rostami

Musiche: Karzan Mahmood

Produzione: Francia, Germania 2024

Genere: Drammatico

Durata: 167 minuti

Trailer

Foto da: Lucky Red

Festival di Cannes. Mohammad Rasoulof vincitore di 4 premi:

  • Premio Speciale della Giuria
  • Premio Fipresci
  • Premio della Giuria Ecumenica
  • Premio François Chalais

 

Trama

Teheran. Iman (Missagh Zareh) ha da poco ottenuto una promozione, diventando giudice istruttore, ottenendo così anche una pistola per autodifesa. L’arma, però, inspiegabilmente scompare, rendendo l’uomo talmente paranoico da riversare una tensione tossica e pericolosa sulla propria famiglia. La società iraniana, intanto, è sul punto di crollare.

Recensione

Il Seme del fico sacro diretto da Mohammad Rasoulof presenta la storia di una famiglia iraniana durante i giorni delle manifestazioni di Donna, pace, libertà coincise con l’uccisione da parte della “polizia morale” della ventiduenne Mahsa Amini alla fine del 2022. Rasolouf sa bene come raccontare il proprio Paese, in modo da mostrare al mondo cosa significhi viverci. Per due periodi imprigionato ad Evin, la terribile prigione iraniana, il regista ha vissuto da dentro le mura della cella quelle rivolte.

Nel narrare l’arco evolutivo e distruttivo della famiglia protagonista – formata da Iman, Najmeh e le loro figlie Sana e Rezvan – ciò che subito risulta interessante della sceneggiatura è la contrapposizione tra le figure genitoriali e la nuova generazione rappresentata dalla prole. Il padre, in stretto rapporto (volente o nolente) con le dinamiche del regime, incarna la tradizione, la parte conservatrice di un sistema che non vuole cambiare. Sana e Rezvan sono invece la modernità che lo vuole rovesciare.

La figura più interessante risulta Najmeh (interpretata dall’eccellente Soheila Golestani), che funge da cerniera tra questi due mondi, che lotta per tenere unita la famiglia, ma che non chiude gli occhi di fronte alle necessità e alle battaglie delle figlie. La narrazione procede mostrando lo scontro di queste due visioni, sullo sfondo delle rivolte di piazza che diventano lo specchio delle stesse ribellioni che avvengono dentro le mura di casa.

I tumulti pubblici contestualizzano la narrazione, non sono mai mostrati, se non tramite i cellulari delle protagoniste. La scelta, in parte anche obbligata, risulta visivamente efficace sia nel dare concretezza alle vicende, sia nell’evidenziare la reale crudeltà di quegli eventi. Sarebbe lecito chiedersi se ricreare quei momenti sul set avrebbe restituito la stessa potenza di verità.

I filmati attraversano passivamente lo spettatore e vanno a sommarsi all’atmosfera di suspense che cresce con l’avanzare del racconto. Le prevalenti riprese in interni esaltano lo stile registico di Rasolouf, che permette di insinuarsi nell’intimità di questa famiglia, di assaporarne la quotidianità, di immergersi per le strade anarchiche di Theran.

L’audacia dell’opera sta nel proporre un cinema in grado di unire al meglio l’intento militante con quello artistico, in cui nella lotta tra tradizione e attualità può esserci un solo vincitore. La parabola narrativa messa in scena da Il seme del fico sacro esalta le giovani protagoniste artefici della rivolta, che solo familiare non è, e sembra essere più lo specchio del Paese destinato – parole dello stesso regista – a “seppellirsi nella propria tomba”.

Curiosità

Nessuno dei film di Mohammad Rasoulof è mai stato proiettato in Iran, tantomeno quest’ultimo, che ha costretto molti componenti del cast ad espatriare per evitare le accuse di tradimento e attentato alla sicurezza pubblica. La sua natura clandestina lo rende in partenza un progetto toccante, le cui immagini sono intrinsecamente dotate di una potenza particolare.

Federico Tocci

Studente Magistrale al DAMS di Roma. Un tennista amante della sala, che oltre ai musei all’estero se ne va anche al cinema! E se è d’autore o in versione originale, anche meglio!
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