- Cinema e divano

Imaginary

Titolo originale: Imaginary

Regia: Jeff Wadlow

Sceneggiatura: Jeff Wadlow, Jason Oremland, Greg Erb

Cast: DeWanda Wise, Taegen Burns, Pyper Braun, Betty Buckley

Musiche: Omer Ben-Zvi, Alexandre Cote, Kevin Lax, Bear McCreary

Produzione: USA 2024

Genere: Horror

Durata: 104 minuti

Trailer

 

Trama

Jessica (DeWanda Wise), reduce da un trauma psicologico, torna nella casa di campagna della sua famiglia. Qui, insieme alla figliastra Alice (Pyper Braun), inizia a essere tormentata da inquietanti visioni di un essere immaginario che la perseguita: Teddy, l’orsacchiotto di Jessica da bambina.

Ben presto, la linea tra realtà e immaginazione si confonde. Jessica e Alice si ritrovano a lottare per la propria sopravvivenza contro una forza misteriosa.

Recensione

Imaginary è un horror psicologico diretto da Jeff Wadlow e prodotto dalla Blumhouse Productions. Nonostante la classificazione di genere, di horror c’è ben poco: le luci che si spengono, la musica per bambini che anticipa un evento – in un vago omaggio a Profondo Rosso – e strane sagome avvolte nel buio. Niente atmosfera, solo una serie di piccoli e ripetitivi picchi di tensione seguiti da momenti di stallo, causati da una trama deludente e priva di veri colpi di scena.

Personaggi inseriti senza contesto – dalla signora Gloria alla mamma delle bambine – quasi a forza e con mediocrità. Unica nota positiva, le grandi potenzialità attoriali di Pyper Braun nel ruolo di Alice. “Non si fanno più gli horror di una volta” – si mormora nei cinema. Se volessimo dare una definizione a questo film, potrebbe essere una rilettura scadente di un altro prodotto Blumhouse, Insidious.

Qui il mondo astrale sembra più una macabra versione disneyana di Inside Out disegnata da Tim Burton, in cui l’amico immaginario non è un elefante rosa ma un orsacchiotto. Espediente che non è abbastanza forte da tenere gli spettatori incollati alle poltrone. Lo era molto di più Ted, l’orsetto di peluche terribilmente umano di Seth Macfarlane.

Curiosità

Il primo trailer del film consisteva in un insieme di effetti sonori dietro uno schermo bianco, creato per spingere l’audience a immaginare azioni e situazioni.

Daniela Vindigni

1997. Laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Milano. Il cinematografo è la forma d’arte in cui riesco a riconoscermi. Scrivere di cinema mi permette di farlo fino in fondo, in una sorta di processo catartico. In questo modo riesco a coniugare le mie due più grandi passioni. Nel farlo mi piace attualizzare, trovare spunti per approfondire temi che riguardano ognuno di noi, senza dimenticare che tutto quello che ci circonda può essere cinema e viceversa. Come l’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat.
Leggi tutti gli articoli di Daniela Vindigni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *