Titolo originale: Kung Fu Panda 4
Regia: Mike Mitchell, Stephanie Stine
Sceneggiatura: Jonathan Aibel, Glenn Berger, Darren Lemke
Musiche: Steve Mazzaro, Hans Zimmer
Produzione: USA 2024
Genere: Animazione
Durata: 94 minuti
Photo credits © 2023 DreamWorks Animation. All Rights Reserved.
Trama
Po viene posto dal maestro Shifu di fronte a una sfida ben più ardua delle precedenti: deve abbandonare la carica di guerriero dragone per diventare guida spirituale della Valle della Pace. Mentre il corpulento Panda si scontra con le difficoltà del caso, la Valle si trova minacciata dalla Camaleonte, spietata strega rettile in grado di assumere le fattezze e i poteri di chiunque.
Po incontra l’astuta volpe Zhen, una ladra che è appena stata arrestata, l’unica che sa dove si trova la Camaleonte.
Recensione
Persino il più noto guerriero panda, l’antieroe alfa della Dreamworks, prima o poi diventa adulto. Nel terzo capitolo della saga, Po risaliva alle proprie radici, scoprendo il Villaggio dei panda: in questo, per crescere non gli resta che conoscere l’ignoto, espandendo i confini del proprio universo narrativo.
I presupposti sono buoni, ma la sceneggiatura (opera di Jonathan Aibel e Glenn Berger) risulta prevedibile e meno brillante delle precedenti: ci fa sorridere, ma non riesce a stupirci davvero. Il ritmo è però serrato, seguendo lo schema del “viaggio dell’eroe”. Po, infatti, inizialmente si trova in una posizione di agio, collettivamente stimato, e si dedica alle proprie passioni, ossia combattere e mangiare ravioli.
Nel momento in cui, però, capisce di dover abbandonare la propria stabilità, lascia il suo angolo di paradiso per approdare in un mondo sconosciuto. La sua nuova compagna di viaggio, Zhen, rappresenta un archetipo opposto a Po: è senza scrupoli, astuta e sfrontata. Entrambi apprenderanno dall’altro qualcosa di non familiare, che permetterà loro di crescere.
Rimane, invece, estranea e maggiormente piatta la Camaleonte. Minuscola fisicamente, ma talmente potente da poter racchiudere in se stessa tutti i guerrieri affrontati precedentemente da Po, sembra incarnare un inedito genere di femminilità cinematografica, ma rimangono poco approfondite la sua storia e la personalità.
Pesa purtroppo la mancanza dei 5 cicloni, che compaiono fuggevolmente senza arricchire la narrazione. Alcuni elementi restituiscono tuttavia la meraviglia a cui eravamo abituati: innanzitutto la regia a quattro mani che ricorre a scene dai colori accesi, contrasti alti e ambientazioni orientali suggestive.
In secondo luogo la colonna sonora di Hans Zimmer e Steve Mazzaro, che amplifica i toni magici, e la cover eseguita da Jack Black di “Baby one more time” di Britney Spears conferisce energia e leggerezza al finale. Degne di nota le sequenze di combattimento, che ci permettono di tornare a una dimensione spettatoriale infantile, lasciandoci a bocca aperta.
Curiosità
All’anteprima stampa a Los Angeles, Jack Black ha rivelato il perché della scelta del brano di Britney Spears: il regista Mitchell inizialmente aveva proposto una canzone dei Tenacious D, ma Black ha voluto inserire “Baby one more time” definendolo un brano dall’aspetto kung fu. È stato, inoltre, girato un videoclip improvvisato, diventato virale.